sabato 1 dicembre 2012

Due Caffè

Ho consumato un caffè in compagnia del Cancelliere, queste sono le conseguenze. Dopo i titoli tossici del 2008-2009 e l'esposizione verso i debiti sovrani dei paesi in difficoltà nel 2010-2011, adesso a minacciare la stabilità del sistema bancario italiano sono le perdite sui crediti, in pratica soldi prestati che difficilmente torneranno a casa. Il modello lo conosciamo bene, ha permesso a due simpatici commissari bankitalia di soggiornare per quasi due anni a spese..Carim. Imprese e famiglie vanno in difficoltà e non ripagano i prestiti contratti. E le banche subiscono il colpo a posteriori. Ma quest'ultimo buco, non sembra fare breccia nel dibattito politico e giornalistico che ancora si spende in appelli inutili a prestar denaro a famiglie e imprese. La zavorra che immobilizza le mani dei banchieri è dunque quella dei prestiti cattivi. Questo fardello di crediti deteriorati lordi, vale solo per le prime quattro banche italiane 166 miliardi di euro. A partire dalle sofferenze, le più problematiche, passando per gli incagli fino ad arrivare alle esposizioni ristrutturate e scadute. Verranno mai restituiti questi soldi? I primi due big del credito fanno ovviamente la parte del leone. Lo stock per Unicredit ha toccato a fine settembre 2012 la cifra di 80,4 miliardi; Intesa Sanpaolo ne ha per 47,5 miliardi. Mps vanta uno stock di crediti dubbi per un valore di 28,2 miliardi e Ubi ne ha per 10,3 miliardi. Non sono compresi Fiera e Palas con rotatoria ciellina. Ma con una recessione giunta al sesto trimestre consecutivo (la più lunga nella storia della Repubblica), è ovvio che questo dato pesa più che in passato quando veniva compensato sul mercato emettendo dei bond oppure contraendo prestiti alle altre banche. Oggi l'unica alternativa è ridurre i prestiti in modo da allinearli ai livelli dei depositi. Oggi in Italia il volume dei prestiti è nettamente superiore a quello dei depositi dei clienti custoditi dalle banche stesse. Questi ultimi valgono 2.340 miliardi di euro, i crediti 2.860 miliardi. Ciò significa che gli impieghi sono del 22% superiori della raccolta ovvero che esistono prestiti per circa 500 miliardi di euro che non possono essere finanziati dai risparmi depositati in banca. A Rimini si vara l'ennesimo masterplan. In tempi normali non sarebbe un problema, ma una recessione giunta al sesto trimestre consecutivo ed un Sindaco come Gnassi, portano questo dato a pesare più che nel passato di Ravaioli, tragico per tutti, eccetto il pidi. Una volta potevi compensare emettendo bond oppure contraendo prestiti dalle altre banche, oggi l'unica soluzione è ridurre prestiti in modo da allinearli ai livelli dei depositi. Così si uccidono i cavalli, le imprese e le famiglie..però avremo l'anello verde.