Siamo al via dell'ennesima campagna elettorale, in cui ogni politico proporrà
la sua ricetta per salvare l'Italia. Ai leader che si candideranno, quasi
sempre gli stessi da almeno un decennio, ci sarebbe da chiedere perché non l'abbiano già fatto.
Comunque si risolvano le elezioni, il destino dell'Italia è già segnato; non
saranno i partiti di governo a cambiarlo.
Analizzando la nostra economia nel suo insieme, emerge un paese
tecnologicamente arretrato, senza materie prime, con alti costi burocratici ed
una manodopera che seppur a buon mercato, non può competere con paesi in cui la
differenza tra operaio e schiavo è impercettibile.
Quindi, per quale ragione qualcuno dovrebbe investire in Italia?
Usa, Germania e Francia mantengono ancora un certo vantaggio qualitativo sul resto del mondo. Russia ed Australia sono dei grandi giacimenti, l'Est Europa ed Asia offrono operai a basso prezzo, il medio Oriente ha i
carburanti.
Noi cosa abbiamo?
Fino a metà anni '90 siamo stati i lavoratori a basso prezzo del nord Europa,
perso quel ruolo non abbiamo saputo ritagliarcene un'altro. La dirigenza
politica ed economica, senza distinzione di schieramento, questo non lo
concepisce, perché figlia di tempi passati, oppure nel migliore dei casi non
ha rimedi. I tecnici inviati dall'Europa possono rallentare
il declino, imporci sacrifici che nessuno oserebbe chiedere, ma non può
riorganizzare un popolo, dubito che ci sia qualcuno che possa.
nessuno.it
P.S.
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