domenica 30 dicembre 2012

I 5 di Melucci

La MARCHIONI bocciata da tutti, ma sostenuta da Gambini, è stata bravissima, ARLOTTI storico colonnello con Melucci del Sindaco Ravaioli, è il bravo operaio delle fonderie che non c'entra niente con quel passato, la PETITTI famosa per il repertorio dello scontato nullismo, viene onorata con la medaglia della concretezza, BIAGINI reduce dai trionfi sabbiosi, con il primato della sicurezza riminese ed il vanto di una urbanistica creativa, partecipa con l'appoggio di Cagnoni che vale tre voti e quello di Astolfi da 800. Rimane IMOLA, onesto praticante della politica riccionese, poco pratico della navigazione ad insula, pur nelle anguste dimensioni del suo praticantato, ha la stazza di un gigante, ma anche Lui come gli altri quattro non è in grado di dire nulla di serio, nuovo, importante. L'aspetto ridicolo della rappresentazione che offusca il format di Gnassi, è il coro unanime che compongono quando affermano di difendere il territorio romagnolo a Roma. Ma a Bologna? Si sono dimenticati del Sovrano Errani? Il vero padrone del Partito, nel momento di massimo sbandamento, una delle poche risorse che hanno, Pigi è cotto, Scalfari non l'aveva promessa così la gara. La prima affermazione era un fronte comune per le aggressioni bolognesi, una identità romagnola da difendere, i punti di partenza sono noti perfino alla Emma. Dobbiamo iniziare dal Turismo finito, non è colpa solo delle Patrizie Ermeti, hanno fatto quanto veniva loro imposto, senza esibire uno straccio di autonomia culturale se non di pensiero. Quello che si fa in Romagna si fa a Ravenna. Un diktat scandaloso che ci ha relegato ormai nelle marche o marchette. La capitale dell'accoglienza era cosa nostra, il motto deve diventare " o ce la date o ce la pigliamo", che significa mettere al primo posto l'accessibilità del territorio partendo da quattro questioni precise: Chiudere l'aeroporto strumentale di Forlì, creato per demolire Rimini a favore dello scalo Bolognese. Un terminal per le navi trasporto passeggeri. La costruenda Autostrada Mestre Ravenna deve arrivare a Rimini. Impostare una ferrovia che colleghi Rimini con il versante tirrenico lungo la valle del Marecchia. Una Marina completamente rinnovata, lavorando sul progetto di una spiaggia  al centro del sistema pensata per soddisfare il moderno turista, legata al ricettivo. Con la ciliegina di un Metro sopraelevato da Miramare a Torre Pedrera che corra al limite delle proprietà private. Solo con un mezzo simile possiamo pensare di togliere le macchine dalle litoranee, con il vantaggio di dare forza anche ad una passeggiata sulle strade del sud e nord di Rimini. Nel contempo mettere in relazione diretta aspetti precipui come un'area del benessere nella zona nord ed un città dei giovani a confine con Riccione, dal mare alla statale. Nella zona porto, una piazza che rappresenti il fulcro dell'intero sistema turistico in rapporto con il centro storico attraverso le due aste del Canale ed Ausa. Questo sarebbe l'incipit di un discorso Strategico, non le cartoline e slide che tappezzano il museo delle promesse gnassiane. Liturgie stancanti fondate sul basso consenso sindacale ed associativo, sulla mancanza di una alternativa più culturale che politica. Un film visto troppe volte che finisce con le solite varianti ad hoc, la candidatura e l'elezione di Gnassi hanno decretato la... Fine.