venerdì 14 dicembre 2012

Non Sempre il Paziente Sopravvive

Il grande Enio Flaiano diceva che in Italia le cose, anche quando sono tragiche, non sono mai serie. Questo aforisma torna in piena attualità leggendo la infinita montagna di scemenze che tra giornali e web viene rimpallata sui poveri lettori frastornati dall’assurdità dei nostri politici e dei loro fedeli servitori. Le pataccate sono talmente tante da rendere praticamente impossibile seguirle tutte e, tantomeno, commentarle. Una però, che si protrae da giorni con le stesse battute degli stessi logori personaggi, fa particolarmente ridere, anche oggi che dovremmo intonare un solenne “cry time” (tempo di piangere). Ormai da una buona settimana, infatti, Confindustria continua a dire che è inutile parlare di ripresa fino al 2014. Dall’altra parte, il Rag./Ministro Grilli continua a dire che le sue “informazioni” (???) continuano a dargli la ripresa per l’ultimo trimestre del 2013 (!!). A parte che solo uno psicopatico può capire dove stia la differenza tra queste due previsioni, quello che rende patetica la cosa sono i numeri di questa ipotetica ripresa. Confindustria ipotizza per il 2013 un meno 1%, e per il 2014 un più 0,4%. Grilli un meno 0,6% per il 2013 e un più 0,5%-0,6% per il 2014. E’ evidente che, per dirla alla riminese, stiamo parlando di “pugnette” tenuto conto che il fiscal compact ci impone un rientro netto dal debito del 3% annuo. Il che vuol dire che, in assenza di almeno pari crescita, occorre ogni anno fare una nuova I.M.U.. E così all’infinito. La cosa è tanto vera che tutti i commentatori fino al 2030 prevedono (secondo noi ottimisticamente, ma prendiamola per buona), una media di crescita dell1,5%. Il che, in soldoni, vuol dire che gli italiani, dopo aver finito i soldi in banca, aver venduto l’oro ed i preziosi volati verso i Paesi del Golfo, nei prossimi anni dovranno vendere i figli. Sempre in linea di massima, probabilmente le figlie, possibilmente avvenenti. Quello che è straordinario, in questa patetica sceneggiata, è che nessuno si vergogni di quel che dice, o abbia semplicemente il coraggio di fare quattro conti di cui sarebbe capace anche un bambino. Abbiamo citato Flaiano. Ora, citiamo un altro grande di casa nostra che, un paio di giorni fa, ci ha stupito con un’osservazione che lì per lì non abbiamo capito, ma che, riflettendoci dopo, ci è apparsa solare nella sua tragica semplicità. Ha detto il Cancelliere: “...Non sempre i pazienti sopravvivono...”. Lì per lì non l’abbiamo capito davvero, ma il nostro affermava una semplice, e per questo volutamente misconosciuta realtà: quando un malato è tale, non è obbligatorio che guarisca. Può morire, e questo è perfettamente possibile che accada se va avanti così per il nostro Paese. Questa verità è rafforzata da un’altra più vecchia metafora del Cancelliere. Mentre ultimamente si parla del “tunnel” della crisi, si dà per vero ed implicito che alla fine ci sia un buco da cui uscire. Il Cancelliere, invece, ha sempre parlato di lite elicoidale di certe crisi e, alla fine dell’elicoidale, non c’è un buco, ma la terra contro la quale ci si và a rompere le ossa... Ecco perchè forse è vero che “Non sempre i pazienti sopravvivono”.