sabato 22 dicembre 2012

Un Normale

I dubbi risolti di Monti cambiano la campagna elettorale del Pd. Finora questo partito si era mosso, rispetto al professore, fra l’anatema di D’Alema sull’immoralità della candidatura e l’imperturbabilità di Bersani. Se il primo atteggiamento registra la rottura di un patto tacito fra il premier e il principale partito che lo ha sostenuto, con eccessiva generosità, il secondo appare artefatto e per tanti aspetti anche sbagliato. Bersani è un leader forse sottovalutato, i mass media sono talmente abituati a leader ingombranti che non sanno come prendere quest’uomo normale che vuole normalmente fare politica, dopo anni di oscuro lavoro dalemiano. La ragione del suo precario successo sta proprio qui, purchè Bersani non esageri nel enfatizzare questo dato di natura oltre il sopportabile. Non è infatti credibile che non sia preoccupato dall’ingresso in campo di Monti né che la cosa non susciti in lui sentimenti e risentimenti. C’è una vulgata, molto diffusa fra gli ex comunisti, per cui il leader politico deve mostrarsi sempre e ostinatamente tranquillo impedendo alle emozioni di trasparire, vedi Melucci. È una cretinata, anche mediatica. Comunque Bersani ha scelto di apparire più tranquillo di quel che effettivamente è o dovrebbe essere. Resta però in campo il tema di quel che cambia nel suo partito dal momento che Monti ha sciolto il dubbio sulla discesa in campo. A parte il rischio di una fuoriuscita di dirigenti e voti verso la lista del premier, il tema riguarda più direttamente il profilo elettorale per Pd. Se finora sono stati abituati a ragionare attorno ad un miscuglio tra partito moderato e resti comunisti, che li ha esclusi dal novero dei socialisti europei, con l’ingresso di Monti indubbiamente il Pd deve caratterizzarsi tutto a sinistra, sempre meno democristiano. Non c’è alcun dubbio infatti che Monti occuperebbe tutto lo spazio che solitamente si usa definire centrista, a Bersani toccherebbe il compito di fare il pieno di tutti i voti di sinistra e di tutti coloro che si oppongono ad una europeizzazione tedesca della politica italiana. I toni blandi con cui Bersani aveva immaginato di dover fare campagna elettorale dovranno cedere il passo a più vigorose intemerate socialdemocratiche. Ci sarà la necessità di svestire dell’abito terzista il premier attaccandolo anche personalmente, più o meno con gli argomenti di D’Alema, e poi si tratterà di mettere in discussione la visione poco compassionevole e riformista della sua politica per come concretamente l’abbiamo conosciuta per intercettare almeno i pensionati cigiellini. Dovrebbe paradossalmente accendere i toni, fare cioè l’esatto contrario se il suo competitor fosse solo Berlusconi. Non a caso i temi dei Due B sono scandalosamente uguali nell'attacco iniziale al Bocconiano. Tra poco arriverà l'insulto comunista del traditore. Il problema è che a Sinistra c'è stato un cambio in procura, al posto di Pietro e Magistris è arrivato dopo una breve sosta guatemalteca, Ingroia con tante telefonate. Non la vediamo bene per i democrat, conoscendo la situazione tra i Renziani e gli Altri, è impensabile che gli adoratori del Toscano votino per Pigi. Se pensiamo e ci crediamo che la discesa del Innamorato Cavaliere ha già fruttato qualche punto in percentuale, non abbiamo remore a manifestare il nostro entusiasmo per la vittoria del Movimento. Sul resto avremo modo di riparlare, il 24 febbraio tutti in Piazza Camporesi.