martedì 18 dicembre 2012

Senza PD

Come era stato facile prevedere, non si sono che appena spente le luci sulle primarie del Centrosinistra a e all’interno del Pd riccionese sono esplose le tensioni. Ormai non passa giorno che non si registri una presa di distanza o una diversità di opinione tra le file dei consiglieri comunali o dei semplici militanti del PD, più o meno tutti allarmati e un filo anche incazzati. Alcune di queste sono palesemente imbarazzanti, come quella che vede il gruppo consiliare del Pd fare un vero e proprio atto di “ostruzionismo politico” al sindaco firmando una richiesta di atti formali per conoscere il “vero” stato degli impegni assunti dal Comune di Riccione negli accordi per la realizzazione del tanto odiato TRC ,in forte ed evidente contraddizione con quanto avevano all’unanimità votato qualche mese fa, quando, con il solo obiettivo di bloccare la richiesta del Referendum richiesto da oltre 4500 cittadini, avevano approvato una delibera, imposta a forza dal Nazareno, pur ritenuta da molti illegittima nei suoi contenuti, che bloccava l’impegno del comune di Riccione alla sola sottoscrizione della prima trance dei finanziamenti previsti. O come l’impietoso fuoco di sbarramento, con il quale, contestandone il metodo ancora prima della sua ufficialità, si vuole sbarrare la strada alle candidature alle prossime elezioni politiche nazionali di questo o quel vecchio rappresentante politico del partito. E che dire del sofferto atto con cui il Nazareno ha “socializzato” i debiti del Palazzo dei Congressi? Scelta obbligata, dettata dall’incapacità di trovare a suo tempo soluzioni alternative, che già sta mietendo all’interno del partito, nonostante l’endorsement di CinemaMuto Angelini, una qualche accesa perplessità. Come nel film Mediterraneo, così si può dire che a Riccione, all’interno del Pd, c’è fermento. Una situazione che pone quindi una domanda: ma a Riccione si può fare a meno del Pd? O per meglio dire, si può fare a meno di questo Pd? Per uno che come me non evita di farne, continuamente, emergere le troppe contraddizioni, i gravi ritardi e le forti inadeguatezze, è gioco facile. E la risposta sarebbe già scontata. Ma provo invece a condizionare il mio giudizio, articolandolo, se pur con tutta la mia impossibile oggettività. Inizio subito con il dire che Riccione ha bisogno, senza più tanto indugiare, di un Pd che sia capace di scrollarsi da dosso la patina o forse sarebbe meglio dire le incrostazioni di oltre 60 anni di potere. Partiamo da qui anche se la cosa oggettivamente non è per niente facile. Soprattutto perché volutamente e insistentemente taciuta e malcelata da un cattivo senso di continuità ideologica. Ma le storie di tutti i giorni, le piccole e le grandi ragioni dell’appartenenza per convenienza, i troppo silenzi, le azzardate manovre, le indagini in corso, i giudizi pendenti, gli errori e le forzature, le sprovvedute illusioni e le sconcertanti bugie che in questi, tanti anni, per forza di cose, si sono attaccati alla pelle di questo “partito-monstre”, come placche da decubito, non gli lasciano scampo. Questo è il momento di riformulare, in piena consapevolezza che il tempo dell’egemonia è finito e con lui un ciclo di potere, una nuova proposta e di rinnovarla, nel senso e nel contesto, con il consenso che si guadagna giorno per giorno nel pieno e aperto confronto con la città. Le tensioni che oggi lo agitano non sono altro che il segnale premonitore, come lo è la febbre al malanno, di una deriva che non lascerà altrimenti scampo alla scomposizione, alla fuga e all’esondazione. Ma chi governa oggi questo partito, sarebbe bene riconoscesse, non ha né la forza né la capacità di riannodarne la direzione e la sostanza. Si ha la chiara percezione che il solo ed evidente tentativo sia quello di una normalizzazione, al ribasso, di un tacito e strumentale riconciliarsi, che sposta solo gli equilibri interni, ma non ne condiziona le scelte. E’ di questo PD che Riccione non ha più bisogno. La sfida della crisi e la voglia di futuro, non possono essere giocati sempre e ancora sul filo della ritrovata condiscendenza tra coloro che alla luce del giudizio che di loro dà la loro stessa gente sembrano essere i peggiori amministratori pubblici su cui la città abbia mai potuto contare. E’ di questo Pd che Riccione può fare a meno. Delle sue logiche da partito novecentesco, rigido e burocratizzato, vecchio e obsoleto persino a sé stesso, lontano anni luce dalla sensibilità e dalle aspettative di confronto, se pur radicale, dei cittadini, sia di quelli buoni che di quelli cattivi, quelli da sempre prevenuti o da poco antagonisti, che animano il dibattito e le discussioni sui problemi reali della città; nascosto dietro le divertenti e belligeranti dichiarazioni che lo riducono a sgrammaticato teatrino della pantomima nazionale, dietro le vuote parole dei comunicati stampa di CinemaMuto Angelini o le prosaiche e vittimistiche esternazioni del Nazareno. E’ di questo Pd che Riccione sente di poter fare a meno. Della sua colpevole incapacità di governare il pur minimo cambiamento, riparandosi nella sua implacabile attitudine di ordire allegramente letali progetti di grandeur, tra il fantascientifico, l’immobiliare e la cultura da retrobottega. Ecco di fronte a questa fine di un ciclo, occorrerebbe rivedere la linea tenuta fin qui, perché c’è bisogno di un PD davvero capace di dare una risposta che non parta sempre e solo dagli interessi del proprio schieramento politico, ma dai bisogni reali della città e su questo si mobiliti, rinnovandosi, per costruire un nuovo progetto ''ambizioso ma ragionevole''.
alberto nardelli