sabato 31 agosto 2013

A Riccione

A Riccione, imprenditori ed artigiani vogliono prendere in mano la politica.

Gli imprenditori stanchi della politica si fanno un proprio movimento e scendono in campo. Succede a Riccione dove esponenti degli albergatori, dei ristoratori, dei commercianti e dei gestori dei lidi, insieme con rappresentanti di larga parte della società civile, hanno deciso di scoprire la carte. Il nome è ancora allo studio (tra i più papabili, «Noi Riccionesi»), ma quel che è certo è che si tratta di un nuovo progetto politico con il quale si vogliono chiudere le porte alla politica classica, nello specifico a quella Sinistra che da decenni governa la città e che è oggi rappresentata dal sindaco Massimo Pironi. «Siamo qui perché vogliamo che inizi finalmente per Riccione un capitolo nuovo che metta al centro questa città, la città che rema», è il filo rosso che lega le loro riunioni. Fino ad oggi gli imprenditori a Riccione avevano a lungo e in largo declinato ogni responsabilità diretta nel governo della città, offrendo deleghe in bianco alla politica locale, organizzata intorno all'ininterrotta egemonia della sinistra e del Pci in particolare, con le sue varie successive e attuali declinazioni. Adesso che la città sta attraversando una stagione di serie difficoltà con una forte ricaduta sulla stessa capacità di attrattiva turistica, gli imprenditori del turismo riccionese, i commercianti e molti artigiani della città non si ritrovano più sufficientemente rappresentati e hanno deciso di fare da soli. Troppi e gravi – dicono - sono gli errori di visione e soprattutto le scelte sbagliate che la città ha dovuto subire in questi ultimi anni. Nel mirino l'ipertrofia delle opere, che ha portato in pochi anni alla costruzione del Palazzo dei congressi, costato oltre 60 milioni di euro, ma scarsamente utilizzato e della Metropolitana di còsta, un'opera da 120 milioni di euro che, secondo gli operatori, spaccherà in due la città, senza risolvere per nulla il problema del trasporto locale, per non parlare dell'aeroporto di prossimità che è ormai in pieno caos finanziario. A ciò, lamentano sempre gli imprenditori, si aggiungono il rinvio di ogni intervento di manutenzione ordinaria della città, il degrado urbano, la scelta di favorire oltremisura un turismo del mordi e fuggi o dei rave party, e ancor di più la continua rivisitazione, in deroga ed in variante, dei regolamenti urbanistici e autorizzativi, dei piani di intervento programmato, sulla balneazione, il commercio e la sosta. Attraverso le loro rappresentanze organizzate e di categoria, gli operatori hanno più volte provato a riannodare le fila di un dialogo con l'amministrazione comunale ma - fanno sapere - le risposte sono state insufficienti, confuse e alcune, come la stessa introduzione della tassa di soggiorno e la continua rivisitazione del piano spiaggia, addirittura penalizzanti. Insomma, Riccione è pronta a mandare a tutta la riviera romagnola (che sta vivendo più o meno le stesse contrarietà) un chiaro segnale che potrebbe segnare una svolta nel protagonismo politico nei centri a forte vocazione turistica in crisi. L'idea è favorire una fase di supplenza che introduca nella gestione della città capacità manageriali, nuove competenze e una nuova visione per dare a Riccione e al suo turismo uno sbocco di redditività, di capacità attrattiva e di benessere.
Paolo Fantoni