mercoledì 14 agosto 2013

I Trombettieri

Nel 2007/2008 il Cancelliere, sull’allora “Rimini Politica/Osservatore Italiano”, quando nessuno lo prevedeva, il mattone tirava... e le banche finanziavano qualsiasi cazzata.., anticipò gli scenari di una crisi catastrofica che poi si è realizzata anno dopo anno, giorno dopo giorno, sotto i nostri occhi. Oggi a distanza di almeno sei anni si riparla di “svolta” della crisi. Soprattutto sulla stampa, TV e giornali, diciamolo pure: è il mantra di quest’estate per tanti versi da dimenticare. La finalità politica della tesi dell’imminenza e della grandezza della “svolta” è evidente: neutralizzare Grillo e sostenere il governone destra-sinistra che “regge” le sorti del traballante italico stivale. Ma, lasciando da parte la politica in senso stretto, questa “svolta epocale” verso la “crescita” ha un minimo di fondamento o è una balla come tante altre ad usum delphini? Chi meglio dello stesso Cancelliere ce lo può dire? E infatti glielo abbiamo chiesto, facendogli rompere un silenzio che durava da alcuni mesi. Ecco la sua risposta: “prevedere i punti di svolta dei cicli economici è sempre stato un esercizio difficile”. Negli ultimi anni, quasi per uno scherzo del destino, i cosiddetti “esperti” (e/o economisti comunque li si voglia chiamare) si sono regolarmente sbagliati. Ne abbiamo la prova provata in questo ultimo anno: nel 2012 la “ripresa” era annunciata per fine anno, è stata poi spostata all’inizio del 2013 e ora alla fine dell’anno. Ma poco importa. Non é tanto significativo quando si interromperà il ciclo dei trimestri del PIL con segno meno, ma é fondamentale capire che ripresa sarà. Ebbene anche i trombettieri di questa svolta (Draghi, Saccomanni, Letta) parlano di “ripresa lenta” ma, in pratica, che vuole dire? Cerco di riassumerlo in poche battute. 1) Anche quelli che io chiamo i “trombettieri” fissano per il 2018/2020 il ritorno al PIL del 2007. C’è poco da dire: dodici anni per tornare a capo. Quindi ancora un periodo lunghissimo di almeno sei anni senza un minimo progresso. Solo per tornare al punto zero. 2) La lentezza di questa ripresa (che io considero comunque già enormemente ottimistica...) dipende a sua volta da due fattori : la durata e, entro certi limiti, l’irreversibilità della recessione del periodo 2008-2013 3) tra i motivi di questa irreversibilità ne citerei almeno quattro. Questi, secondo me, non solo smentiscono le previsioni degli stonati trombettieri e del loro codazzo di cassandre usurate dal continuo prostrarsi alle ginocchia dei potenti della nostra pseudo informazione economica, ma ci permettono di avere un quadro realistico di quelle che possono essere le previsioni attendibili per i prossimi anni. Andiamo con ordine: in primo luogo ricorderò che la difficoltà per le imprese di avere credito continuerà e si approfondirà. L’offerta di credito bancario è destinata a contrarsi ancora a lungo per consentire alle banche (quelle che possono farcela) di “ricostruire” su basi reali i propri bilanci. Cioè per non fallire. Obiettivo al quale molte sono vicinissime causa la totale inconsistenza e illiquidabilità delle garanzie immobiliari di cui sono piene. Ovviamente questo restringimento del credito porterà a un ulteriore falcidia tra le imprese. Anche quelle relativamente dinamiche e “superstiti” ai sei anni appena trascorsi. In secondo luogo un altro elemento che renderà praticamente irrisoria la cosiddetta “ripresa”, deriva dal consumo interno e dalla sua dinamica, che prevedo in ulteriore peggioramento. Infatti il “sistema famiglie” nell’arco di tempo 2008/13 ha dovuto “bruciare” gran parte dei risparmi accumulati per mantenere un minimo di standard di consumi, per sostenere i membri del gruppo che hanno perso il lavoro, per fronteggiare i rientri bancari e addirittura per pagare le tasse che negli ultimi anni hanno perso ogni contatto col reddito e la capacità contributiva diventando delle patrimoniali (tante, tantissime...) tout court. Esse, come accade con tutte le patrimoniali, sono state fronteggiate liquidando patrimonio. In parole povere vendendo o cercando di vendere le case, l’oro, i mobili ecc. ecc. . Operazione dolorosa ma facile per chi disponeva di liquidità, impossibile per chi aveva investito specie nel settore immobiliare non a caso il più colpito e addirittura travolto dal tracollo. In sostanza il paradosso delle tante patrimoniali pagate in questi anni è che, a fronte di un gettito di qualche decina di miliardi di euro all’anno, si produce una “svalorizzazione” dei patrimoni almeno quattro o cinque volte più elevata e così si distrugge ricchezza e fiducia senza alcuna speranza di ricostruirla. Quindi anche se la grande recessione finisse domani (ma ripeto: non avverrà...) le famiglie avrebbero il compito improbo e impossibile, di ricostruire i risparmi “bruciati” anche e soprattutto per tentare di avere quella “riserva pensionistica” che ormai per i soggetti dai sessant’anni in giù è solo un miraggio, causa il default conclamato dell’INPS affossato dalle enormi perdite delle gestioni dei dipendenti pubblici (ex INPDAP) e dei dirigenti (l’ex INPDAI). E’ ovvio che questa missione impossibile porterà la domanda interna a livelli sempre più miseri anche se il PIL dovesse crescere di qualche decimale. Ma paradossalmente il lato che vedo più pericoloso è quello dell’offerta. Perché dal lato dell’offerta Cancelliere? Cosa significa esattamente? Le rispondo semplicemente: l’offerta, in caso di ripresa sarà un problema perché, non dimentichiamolo, e lo abbiamo appena detto molte imprese sono state spazzate via dalla recessione. Alcune hanno delocalizzato, ma la maggior parte sono semplicemente sparite. Sono definitivamente uscite dal mercato perché il calo di attività è stato violento e le ha portate sotto ogni possibile soglia di sopravvivenza. Questo calo è stato (e sarà...) ancora troppo lungo nella vana attesa di una ripresa consistente. Si tratta nella maggior parte dei casi di imprese ancora fondamentalmente efficienti che in normali condizioni di recessione ciclica, avrebbero resistito. Non potevano resistere a una recessione di questa durata accompagnata dal credit crunch che peraltro continuerà. Anche nella previsione più ottimistica, quella governativa di cui dicevo prima, almeno per 5/6 anni. Data questa situazione, la sostituzione sia delle produzioni che delle conoscenze connesse a queste imprese “morte” non sarà per nulla facile e sicura. Anzi è quasi certo il contrario. Pensiamo al settore commerciale che in poco più di un decennio è stato “ceduto” gratis per scelte politiche, apparentemente demenziali, al sistema dei colossi multinazionali. Ma tornando al concetto dell’offerta, al momento attuale, un’ipotetica ripresa non potrebbe essere soddisfatta dal sistema produttivo interno “morto” per i motivi di cui dicevo dianzi. Non dimentichiamo che l’ex “mitico” Nordest è uscito annientato dalla recessione. Né potrà più rinascere. Se ne accorge, ora, anche Rimini che, con il turismo, vive quest’anno il suo anno zero. E così per molto tempo a venire. E questo è, anche se trascurato da tutti i commenti, un motivo per cui sulla pseudo ripresa strombazzata dai politici e giornalisti prezzolati grava un’ipoteca praticamente inestinguibile. Tutto chiaro purtroppo. Ma le chiediamo: vi sono vie d’uscita? Direi di no. Come ripeto spesso: “non è obbligatorio che il malato guarisca”. Quello che è certo è che anche nel quadro in cui si realizzino tutte, dico tutte le previsioni favorevoli, avremo davanti cinque/sei anni miserabili con le famiglie ridotte al limite estremo della sopravvivenza concepibile in un paese del “primo mondo”. Poi si vedrà.
Il Cancelliere