venerdì 25 luglio 2014

La Regione

I rapporti con Bologna, intesi come Regione Emilia Romagna, stanno assumendo una valenza socio-economica. Non possono essere lasciati sul piano politico ad una generica divisione tra potere centrale e campanili. Gnassi ed i compagni dirigenti vanno elencati tra i colpevoli, unitamente al Pd locale che, da sempre, ci ha inserito nel girone dei succubi, rispetto al potere erraniano. Nello stesso tempo quella che una volta era considerata l'unica opposizione, con l'alibi che non avrebbero mai avuto i numeri per governare, combinava affari e gestioni. Cito sempre gli esempi del Palas/Fiera, andate a guardare chi sono gli addetti alla promo-commercializzazione dei prodotti. Non esiste solo la parte padronale interpretata, nei debiti, da Cagnoni. La gestione è sempre stata di rigorosa marca e tendenza ciellina. Lombardi che tipo d'opposizione ha condotto in questi anni? Tra il suo lavoro e quello di Piva non si riscontrano differenze, nemmeno nelle prebende. L'assenza della rappresentanza territoriale va ricercata nella possibilità da parte di Bologna di decretare il successo di ogni politico di maggioranza ed opposizione. Un blocco di potere regionale al quale tutti appartengono, anteponendo interessi personali a quelli del pubblico. Il lunghissimo regno di Errani è finito, ingloriosamente come quasi tutti i grandi sistemi di potere. Non credo sia facile riprodurlo. Nei comuni ci sono grandi novità, non possono giocare come vogliono. Per smantellare il fortino occorre però iniziare lo smontaggio del "giochino" Hera. Non esiste ancora la consapevolezza che gran parte del potere piddino si fonda sulla multiutility delle bollette. Piano, piano si comincia a capire il mistero di servizi in fortissimo aumento con qualità scadente o nei migliori dei casi come prima. Una pidizzazione. Molto meglio le vecchie municipalizzate con le quali potevi controllare direttamente costi e qualità. Il secondo tema da affrontare è il rapporto con le altre realtà della Romagna. Le sante alleanze non portano da nessuna parte. Più semplice e più diretto affermare che non vogliamo regali o piaceri, ma pari dignità e opportunità, da stabilire con numeri nei bilanci. L'aiuto regionale per altri è stato decisivo nei frangenti necessari, da noi è arrivato come salvagente per i primi..debiti di Cagnoni. Un confronto alla pari su investimenti infrastrutturali e programmatici, con proposte specifiche sulla accessibilità, sanità, cultura, università, servizi. Una nuova cultura governativa da portare anche sui tetti romani. Temi come il turismo avranno sempre più valenza nazionale, senza tralasciare la battaglia per il demanio pubblico, concetto arduo da introdurre in menti allenate a rispondere a comando. Con l'auspicio di una politica che sia supporto autentico alle rivendicazioni territoriali, le mance piddine e le piogge di contributi, sono aspetti da cancellare. I risultati elettorali, le affermazioni di realtà e movimenti nuovi sono le uniche speranze. Rimane Rimini, qualcosa Corrado bisogna fare. Hanno già preparato dieci liste con i cuoricini di Zucchi, Giordano, Astolfi e..Biagini, il concorrente a tutto. Io conosco e stimo, un ottimo assessore all'urbanistica..non contrattata, nella terra dei Funelli ha avuto successo contro Gambini. 
P.S.
La Novarese l'ho data in affido alla ...Franchini. Questa volta deve fare trentuno