giovedì 24 luglio 2014

Sbornia Antidemocratica

C’è un disegno di fondo che rende preoccupante la convergenza dei molteplici sbarramenti tra legge elettorale e riscrittura delle norme per poter proporre dei quesiti. I referendum hanno rappresentato momenti di sfavillante democrazia diretta ed anche di inflazione per eccesso. Non esistono strumenti perfetti. Eppure tutti i passaggi decisivi nella storia di questo paese, dal divorzio all’aborto, al nucleare, alla caccia, alla pesca, alla legge elettorale, ai beni pubblici sono passati attraverso una consultazione popolare. In Svizzera oltre al paradiso fiscale per DEB esiste anche il referendum propositivo e il ricorso alle urne per abrogare o promuovere. E' quasi una prassi di governo, senza che nessuno gridi allo scandalo o denunci il rischio del caos. In Italia il referendum ha avuto un ruolo ancora più importante nei passaggi di epoca perché è stato spesso l’unico strumento di possibile legittima difesa contro lo strapotere del Palazzo, l’arma finale per liberarsi dal peso degli accordicchi di partito e in ogni caso, un importantissimo deterrente che aveva la funzione di salvifica minaccia. Non a caso è stato aborrito e detestato dalle due grandi chiese della politica italiana. Nel regime di stampo renziano sono più utili e coreografiche le veline di Palazzo. Mentre si sta per predisporre un nuovo sacrosanto referendum della Lega contro l’orribile legge Fornero sulle pensioni, queste trecentomila firme richieste in più per arrivare alla consultazione potrebbero imbavagliare i cittadini. Anche perché, cancellato il finanziamento pubblico, le spese per i cancellieri, necessari per convalidare le firme, sono sempre più difficili da sostenere per chi non ha tangenti lagunari. Gli ultimi importantissimi referendum, proprio quelli sui beni pubblici, furono possibili solo perché l’Italia dei valori coprì buona parte delle spese dei comitati con circa un milione di euro, usando lo spettante finanziamento ..pubblico. Ma adesso, anche quel partito non esiste più e i partiti, anche quelli pieni di gente che ruba, hanno sempre meno risorse. Il quadro che si delinea è una Camera, termine quanto mai adatto al Paese, che diventa la chiave di volta di tutto. Da cui può restare fuori persino un partito di tre milioni di voti, in virtù di uno sbarramento al 12 per cento (che non esiste nemmeno in Bielorussia) e un premio di governabilità al 37 per cento che garantisce il controllo delle Camere a una potenziale minoranza. Ci sarà poi il Senato Boschi dei nominati, una avvilente cassa di risonanza, composto da mandati a pigiare i bottoni, svuotati dal ruolo ma non cancellati, pur di mantenere una formale parvenza di garanzia. E poi, ovviamente...un presidente della Repubblica eletto da quegli stessi nominati, i pupazzi dei partiti che avranno in mano tutto. Il Venerabile Gelli non si aspettava dai nipotini un regalo migliore. 

P.S.
Io e Clemenceau aspettiamo notizie della Novarese.