giovedì 31 luglio 2014

Per non essere dimenticati

PER NON ESSERE DIMENTICATI…….. Riportiamo alla luce la spiacevole vicenda, “dimenticata”, nella quale tuttora si ritrovano i dipendenti ed ex dipendenti di ALFAD ALLESTIMENTI FIERISTICI. Ripercorriamo ed evidenziamo in maniera assolutamente fedele quanto realmente accaduto. Nell’aprile 2012, la società è sottoposta ad una verifica da parte della Guardia di Finanza di Rimini, che termina la stessa con l’accertamento di irregolarità fiscali. Nell’ottobre del 2012 la società convoca un’assemblea con i dipendenti, durante la quale porta a conoscenza della situazione, e che a causa della crisi, e di mancati pagamenti da parte di alcuni clienti, ci saranno dei ritardi per quanto riguarda gli emolumenti spettanti a dipendenti e collaboratori, evento che purtroppo si verifica ben presto. Siamo a fine maggio del 2013, e il ritardo delle spettanze supera le tre mensilità per la maggior parte dei dipendenti e collaboratori. Gli ultimi giorni di maggio 2013, il Tribunale di Rimini emette un ordine di sequestro per l’equivalente dei beni personali dell’amministratore e dei conti dell’azienda per circa 4 milioni di euro; difatti questo provvedimento blocca repentinamente la normale attività della società, e anche il congelamento degli stipendi arretrati, rimborsi spesa e quant’altro. Nonostante quanto accaduto, i dipendenti non abbandonano l’azienda e continuano a lavorare. Infatti per terminare un imponente allestimento scenografico (con consegna nei primi giorni di giugno) riguardante la convention di un cliente di rilevanza nazionale, alcuni tra dipendenti e collaboratori decidono di sborsare dalla propria tasca i soldi necessari per dar seguito all’operatività e consegnare nonostante tutte le difficoltà, il lavoro probabilmente più importante dell’anno. Il 20 Giugno 2013 la società presenta presso il Tribunale di Rimini la domanda di ammissione al Concordato in bianco e contestualmente in accordo con i sindacati, viene richiesta la cassa Integrazione Straordinaria per crisi aziendale per circa il 90% delle maestranze. Questa procedura di fatto congela tutte le posizioni creditrici sia esse di dipendenti, collaboratori, fornitori, banche etc. etc. Il tribunale accoglie la richiesta di ammissione al concordato, e concede all’azienda di presentare il piano entro 120 giorni. Prima della scadenza dei 120 giorni, la società chiede ed ottiene dal tribunale, ulteriori sessanta giorni. Finalmente gli ultimi giorni di dicembre del 2013, la società presenta al tribunale il piano concordatario di ammissione al concordato. Il Tribunale convoca una prima udienza a febbraio 2014, nella quale non viene presa nessuna decisone. Il 29 maggio 2014 è convocata un’altra udienza, e anche in questo caso non vi è nessuna decisione; nel frattempo la cassa integrazione iniziata il 20 giugno 2013 termina il 20 giugno 2014, e questo tipo di ammortizzatore sociale decade. In mancanza di una decisione del tribunale di ammissione e/o di fallimento della società, non è possibile riattivare la casa integrazione ed inoltre non è possibile per i dipendenti poter accedere al Fondo di Garanzia dello Stato per richiedere il pagamento del TFR. Nel frattempo la società invia una lettera ai dipendenti nella quale si fa riferimento al non rinnovo della cassa integrazione, e alla decisione di non porre i dipendenti in mobilità, in quanto non essendosi ancora espresso il tribunale in merito all’istanza di ammissione alla procedura di concordato preventivo, e quindi a far data dal 21 giugno 2014 i dipendenti sono sospesi dal lavoro senza erogazione della retribuzione in attesa di poter ricorrere ad una successiva CIGS per procedure concorsuali. 
 Grazie Firmato da un gruppo di lavoratori ALFAD S.p.A.