domenica 5 ottobre 2014

Think Tanks

Tutti i grandi uomini del pianeta Merkel si dotano di uno stuolo di think tanks, registi-pensatori delle strategie, in particolare quelle comunicative, oggi indispensabili. Quelli di Renzi sono abilissimi. Riescono a farlo ancora galleggiare sul nulla. Adottano la vecchia tattica diversiva, da veri maestri democristiani. Ai problemi gravi, perfino tragici, sostituiscono lo scenario con stronzate che fanno discutere. L'esempio più eclatante sono stati gli 80 euro. Il meccanismo è quello. Dopo qualche settimana. nessuno si ricorda l'origine e le ragioni della discussione. Tanto meno gli effetti. Che la mancia elettorale al lordo fosse una presa per il culo non c'era bisogno del grembiulino di Padoan per capirlo, come succederà con la prossima mossa "distrattiva": il Tfr in busta paga. Sembra una grandissima pensata a costo zero. I soldi dei lavoratori che da sempre le imprese usano per autofinanziarsi vengono ridati e tassati prima della cessazione del rapporto di lavoro. Una complicata e difficile partita di giro nella quale ci sono tante variabili finanziarie tipiche di un paese come il nostro. Intanto la Francia ha già sfanculato l'austerità tedesca. Il nostro chiwawa non se lo può permettere. E' stato appena accarezzato dalla manona di Obama. Renzi ha lasciato intendere che l'italo-israeliano Gutgeld sta studiando la proposta di dirottare in busta paga il 50% del trattamento di fine rapporto (Tfr) che maturerà nel 2015 e negli anni successivi. L’obiettivo è quello di aumentare il reddito disponibile delle famiglie e quindi i consumi. La scelta è discutibile, sotto molti punti di vista. Per le piccole imprese potrebbe venir meno un importante canale di autofinanziamento e per i consumi delle famiglie l’impatto dipenderebbe da quanti farebbero l’errore di considerarlo un aumento di stipendio. Ma il punto più aleatorio è che in questo modo si sacrifica una forma di risparmio previdenziale sull’altare del consumo voluttuario. Un po’ come rompere metaforicamente il salvadanaio di famiglia. Il Tfr, la mitica “liquidazione” attorno a cui gravitavano i sogni dei nostri nonni e dei nostri genitori, ha accompagnato le famiglie italiane dal 1927 e ha rappresentato per parecchio tempo l’unica forma “privata” di risparmio previdenziale. Tecnicamente, il Tfr è un compenso differito che viene erogato in caso di cessazione del rapporto di lavoro (pensionamento, dimissioni, …) e con la possibilità di anticipazione parziale per particolari esigenze (prima abitazione, spese sanitarie, …). Con la riforma della previdenza complementare del 2005, è stata concessa la facoltà ai lavoratori di destinare il proprio Tfr alla costruzione di una pensione integrativa, versandolo in un fondo pensione. E'garantito dal Fondo di Garanzia Nazionale e viene tassato al momento della percezione. Recentemente, per armonizzarne il trattamento fiscale rispetto alle altre forme di previdenza complementare, la quota di rivalutazione è tassata annualmente all’11%. Il Tfr rappresenta una forma di autofinanziamento delle aziende con meno di 50 dipendenti. A meno che il dipendente non abbia optato per un fondo pensione, se l’azienda ha meno di 50 dipendenti le risorse del Tfr rimangono in azienda. Sopra i 50 dipendenti, devono invece essere versate in un fondo unico nazionale gestito dall’Inps. Per le aziende con meno di 50 dipendenti i canali di finanziamento sono solo tre: i soci, le banche o, appunto, il Tfr. Stando ai dati di Unimpresa, ogni anno i lavoratori di tali imprese maturano un Tfr pari a 11 miliardi. Per queste aziende, il 50% del Tfr rappresenta 5,5 miliardi di euro di finanziamento in meno. È vero questo finanziamento potrebbe essere sostituito da credito bancario, ma il finanziamento sostitutivo su orizzonti così lunghi avverrebbe ad un costo decisamente superiore a quello del Tfr. Arriveremo ad un pasticcio ed una diatriba molto simile all'Art.18. Con una differenza per i parlamentari non esiste nessuna differenza loro maturano a vita e nessuno glielo tocca. Anche D'Alema sarà d'accordo. Gnassi sta..maturando da tempo.