lunedì 5 gennaio 2015

E' rimasto uno

Ho letto il "coccodrillo" di Marco Travaglio per il Presidente della Repubblica uscente, vivo e pronto per la dorata panchina di Capri od Anacapri. Uno splendido ritratto dall'unico giornalista che ancora scrive non sdraiato e nemmeno nella classica posizione dei sottomessi al potere. E' rimasto Uno, il solo. Devo ammettere che non ho mai...sbavato per lui, nato molto destrorso e della stirpe juventina dei.. Linus, ma talmente intelligente da capire che in quel versante si fa fatica a brillare, lo insegna uno come Massimo Fini. Il migliore giornalista del dopoguerra, Indro Montanelli, ha insegnato a tanti l'arte dello scrivere senza padroni. Anche il grande Cardellini aveva lasciato un testamento culturale, la sua storica redazione lo ha sperperato per Gnassi e Renzi o viceversa. La ricostruzione ed i paragoni perfino irriverenti con Pertini hanno impreziosito la compilazione di un perfetto pamphlet da imporre negli esami per gli aspiranti giornalisti. Potrebbero stabilirne di due tipi: sdraiati o con la classica posizione della reverenza renziana. Le domande che Travaglio ha preparato per l'addio in diretta del Capodanno più sfigato degli ultimi anni, sono puntuali, precise, contengono anche la risposta che non è mai arrivata. I non ricordo, potevo non sapere, si sono accumulati in 60 anni. Da tanto dura la carriera politica e molto istituzionale di uno dei più assidui occupatori di poltrone. L'unica indispensabile e necessaria era quella di Segretario del Pci. Non la volle. Non necessitano spiegazioni, la storia non mente, quasi mai. Quando è stato costretto ad un interrogatorio si è trincerato dietro alle tante cortine e difese istituzionali. E passato tanto tempo, molti sono morti. Però i tre governi dell'inciucio se li è ricordati. Renzi non è una sua invenzione, all'inizio i rapporti erano freddi. Poi sono arrivate alcune missive dalla Germania ed il placet obbligatorio d'oltreoceano. Pittibimbo è diventato il cocco della covata piddina. Nella graduatoria di Travaglio, N..ha la stessa posizione della Città di Rimini nella sicurezza. Ci sono passaggi che ormai conosce anche il grande Morollino, il Marconi delle belle luminarie in tutta Viserba. Le puttane ringraziano, si vedono meglio. Che la rielezione, mai avvenuta per i Presidenti del dopoguerra, sia stata imposta dai poteri che hanno in tasca le cambiali del nostro debito pubblico è cosa talmente nota che il Carlino non la pubblica. Però le elucubrazioni urbanistiche di Gnassi meritano intere pagine. Stefano Rodotà votato, forse per sbaglio anche dall'allegra pattuglia dei 5 stelle, allora ancora intatta, avrebbe significato la morte dei governi dell'inciucio. La cosa terrorizzò i vecchi partiti. Il secondo mandato "di scopo" ha permesso una rivisitazione della Costituzione che è sfuggita a Benigni. Ma la cosa "agghiacciante" sarebbe l'abbraccio dell'addio, lungo e caloroso tra N..ed il Banana, diventato uno statista di rango pur adempiendo ad un servizio civile in riparazione di alcune decine di reati sfusi od all'ingrosso. Dal Quirinale, nessuna smentita. Chiedo scusa a Gnassi. Sono stato troppo duro nei suoi confronti. In fondo una ciclabile non è un peccato mortale, una Ruota ancora meno, rimane Aquarena. Facciamo così: tre mesi di servizio agli asili nido non "privatizzati" e l'impegno di mandare Cagnoni a..casa. Facciamo pace fino alla prossima delibera.