mercoledì 21 gennaio 2015

Due Fallimenti

All’ora, 62 al giorno. Piccole e grandi aziende che si arrendono alla crisi e portano i libri in tribunale: in testa i settori dell’edilizia e del commercio all’ingrosso, ma gettano la spugna anche macchinari industriali e computer. E’ la mappa dell’Italia che chiude, che negli ultimi sei anni è andata espandendosi e non dà segni di ridimensionamento. Nel 2014 ci sono stati 15.605 fallimenti, in aumento del 9% rispetto all’anno precedente e del 66% rispetto al 2009, il periodo a partire dal quale la crisi economica ha prodotto i suoi effetti sul territorio. Ma il picco estremo è stato toccato nell’ultimo quadrimestre dello scorso anno, che ha visto fallire 4.502 imprese: è il dato più alto dal 2009. Non si vede dunque un’inversione di tendenza: negli ultimi sei anni, sottolinea lo studio, oltre 75 mila imprese hanno portato i libri in tribunale, nella maggior parte dei casi società di capitali, quindi di dimensione non necessariamente ridotta. Le aziende piccole infatti, quando sono in difficoltà chiudono in tempi brevi, direttamente, senza avviare il giudiziario. I fallimenti sono il risultato finale di una crisi che si manifesta in aziende più grandi e che vede i primi segnali nella difficoltà di far fronte ai pagamenti. Fallimenti, difficoltà di far onore ai debiti o di riscuotere i crediti vanno di pari passo. La difficile liquidità di cassa è spesso il campanello d’allarme di un futuro fallimento. La situazione è critica nel commercio e nell’edilizia, settori dove nell’ultimo anno sono fallite 4 mila imprese. Nella lunga lista delle aziende fallite, accanto a quelle che costruiscono nuovi edifici (1.899 solo nel 2014) o installazioni (1.309) o commerciano all’ingrosso beni durevoli (1.197), ci sono anche bar e ristoranti (720), trasporti, abbigliamento, alimentari, produzioni di macchine industriali e computer. La crisi non risparmia le aree ad alta densità industriale. In testa alla classifica c’è quindi la Lombardia che assorbe da sola oltre il 22% dei fallimenti nazionali e che dal 2009 ad oggi ha visto portare i libri in tribunale 16.578 aziende. La seguono il Lazio (10,5), la Campania (8,7) e il Veneto (con l’8,4%). Tiene meno peggio delle altre l'Emilia Romagna pur nelle mani di Bonaccini.