sabato 24 gennaio 2015

L'Altro Pd

Cuperliani, Dalemiani, Bersaniani. Sono circa 140, numero e composizione molto fluttuanti. Occorre vedere quanti resisteranno alla possibile cessazione dei loro lauti stipendi causa interruzione anticipata della gravidanza legislativa. Questo sarà il vero spartiacque. Rimaniamo al presente. Per contarsi si sono riuniti mercoledì scorso nella sala Berlinguer (?) di Montecitorio. Il ricorso alle vecchie correnti non aiuta a fare chiarezza. La galassia dei parlamentari del Partito democratico che si oppongono al Patto del Nazareno è una realtà difficile da sintetizzare. Ci sono intransigenti (pochi) come l’ex viceministro Stefano Fassina e dialoganti (tanti) alla Roberto Speranza, capogruppo a Montecitorio. Insomma, tutt’altro che un blocco di granito. Il nostro nuovo idolo Pippo Civati assieme alla più gradita sorpresa Gotor, afferma che sono uno zibaldone. Non poteva essere che così. E' anche andata bene, quando si sono svolte le ultime elezioni, la componente renziana era in minoranza, la Boschi l'ha fatta eleggere travestita da Bindi. In realtà non rappresentano davvero l'attuale espressione del Partito, anche numericamente. Un discorso che vale per tutti. Perfino il M5S, pur accreditato ancora di numeri importanti ormai rappresenta il passato, quello del poteva e doveva andare meglio. Non parlo poi del Banana, in parlamento pur depurato dei 40 giuda di Alfano è sovradimensionato. Invece la Lega soffre del male inverso. Insomma si gioca una partita truccata nelle rappresentanze. La rielezione di Napolitano è stato il suggello della situazione anomala. Su 140 esponenti della minoranza, molti sono ancora “indecisi”. Al fianco dello zoccolo duro degli antirenziani, convivono parlamentari che finora hanno sempre votato secondo le indicazioni del partito. Persino esponenti di governo. Una realtà composita, che però potrebbe giocare un ruolo decisivo quando la settimana prossima il Parlamento in seduta comune sarà chiamato a eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Ma qual è la minoranza Pd? Si fa presto a dire bersaniani, che invece paradossalmente ma giustamente si sta incamminando verso la panchina di Bettola. Alla fine la conta decisiva sarà quella delle probabili elezioni anticipate dopo la scelta della Finocchiaro o forse di una persona ancora più malleabile dal Nazareno. Gli irriducibili sono alla fine quelli attorno a Cuperlo, Civati e Fassina che ha perfino accusato Renzi di essere il mandante dei 101 franchi tiratori su Prodi. Civati, deputato lombardo, per sua stessa ammissione, ormai è pronto a non candidarsi più con il Pd. Con lui ci sono una decina di parlamentari, tra cui la senatrice Lucrezia Ricchiuti. A Palazzo Madama la minoranza può contare anche su Walter Tocci, che qualche tempo fa ha rassegnato le dimissioni in polemica con il Jobs Act. Senza dimenticare l’ex vicepresidente del Senato Vannino Chiti, tra le personalità più influenti nel gruppo che ha provato a fermare la legge elettorale. Alla riunione della minoranza era presente anche la presidente dell’Antimafia Rosy Bindi. Strano a dirsi, ma nella minoranza Pd ci sono anche esponenti di governo. Del parlamentare riminese il mitico A Te Faz non si hanno notizie. Ha assunto come ghostwriter il figlio bocconiano di Lino Gobbi. Una garanzia, il babbo deve avergli sicuramente insegnato di stare sempre con il certo o certissimo vincitore, mai con il solo probabile. Ecco perchè si sta smarcando da..Gnassi.

P.S.
Massima solidarietà a Zerbini, non mi telefonare però.