martedì 3 novembre 2015

La retractio

“La Storia è maestra di vita. Purtroppo non ha scolari.”( Georg Wilhelm Friedrich Hegel).

Nei grandi periodi di crisi sociale ed economica, quale è certo di sicuro quello che sta iniziando, il fenomeno che interessa le città, specialmente quelle medio piccole, è la retractio. Le città si riducono a una piccola parte della loro originaria estensione, popolazione e capacità e così come piccoli o grandi villaggi aspettano il “Mondo Nuovo”. Forse sarà quello descritto da Huxley in alcune pagine memorabili che abbiamo pubblicato pochi giorni fa. Venendo a Rimini, essa la sua “retractio” l’ha già avuta: dal 400 d.C. si è ridotta a quel pezzettino di città che ancora viene chiamata “Castellaccia” (tra il Ponte e la Questura). Ci vollero 500/600 anni perché la città ritornasse all’attuale Piazza Cavour. Altri 300 per tornare all’antico Foro Romano cioè Piazza Tre Martiri. Ci vollero 1700 anni perché la città di Rimini tornasse al numero di abitanti del primo secolo dopo Cristo (10/12.000). Perché lo diciamo? Perché l’attuale crisi ormai secolare porterà inevitabilmente a una retractio della città. Col fattivo “aiuto” degli enti locali, il Centro verrà abbandonato diventando un “Hic sunt leones” mentre brilleranno le superstiti luci dei nuovi “castelli”. A nord il borgo San Giuliano miracolato dalla presenza sindacale, a sud i due grandi luoghi di culto rappresentati dai templi dei nuovi dei: i centri commerciali. Le Befane dedicato a un Dio già affermato. Il Cagnoni/Acquarena pronto per una divinità di cui ancora non si leggono bene i contorni. Piaccia o meno questo è il futuro. Centro e periferie saranno accomunate da un unico destino: il deserto.
 Woland 
 P.S. Qualcuno si chiederà: e il mare? Rimarrà il ricordo di un cinquantennio irripetibile.