sabato 7 novembre 2015

Maledetta 211

Ho un difetto: la memoria storica. Più di altri politici della sinistra riccionese che negli ultimi tempi hanno parlato senza vergogna, soprattutto Daniele Imola. Ricordo benissimo la strada imboccata dal TRC a partire dalla prima seduta congiunta dei consigli comunali di Riccione e Rimini tenutasi nel palazzo dell’Arengo, nel lontano ’95. Da quel giorno fino al 2009, in qualità di consigliere comunale di opposizione, maturai il sospetto che l’origine di quella mostruosità, oggi sotto gli occhi di tutti, risiedeva in una legge di per sé buona e sacrosanta per l’Italia di allora, se non fosse stata letta e usata col provincialismo di un gruppetto di politici locali incapaci. La legge 211 del 1992 “INTERVENTI NEL SETTORE DEI SISTEMI DI TRASPORTO RAPIDO DI MASSA” stabiliva, infatti, benefici economici per “favorire un trasporto rapido di massa a guida vincolata, in sede propria, a contenuto tecnologico innovativo” al fine di sviluppare il trasporto pubblico nelle aree urbane così da “migliorare la mobilità e le condizioni ambientali”. Così, sulla griglia di quella legge, fu imbastito ad hoc un progetto aberrante di trasporto locale e, nonostante questo, vidi il sindaco Masini, al governo della città dal ‘95 al ’99, rifiutare il referendum sul TRC, in sfregio alle migliaia di firme che lo richiedevano; tanto non si farà mai si dicevano tra loro. Poi venne la volta del sindaco Imola dal ‘99 al ‘04, che rifiutò qualsiasi serio confronto atto ad evitare uno scempio, all’epoca già chiaro. Nel 2004 mi candidai a sindaco e nella mia campagna, tra le altre cose, inviai una lettera a tutti i cittadini residenti lungo la ferrovia, avvisandoli di ciò che stava accadendo ma purtroppo alle urne arrivai seconda, dopo Imola, il signor “io-tiro-dritto” il quale forte della vittoria, ad ogni violento o pacifico tentativo di evitare o almeno migliorare l’opera, ripeteva di essere stato democraticamente votato, con un chiaro programma che contemplava il TRC. Ammetto che nessuno, nei governi di allora, nascondeva il compiacimento per la ghiotta occasione offerta dai finanziamenti statali legati alla 211, e l’idea di perderli frenava ogni ragionamento di buonsenso. Per arrivare alla stazione di Rimini in 25 minuti, bastava tracciare una semplice corsia “dedicata” lungo la linea esistente del bus11 -ma non sarebbero arrivati i soldi da Roma-. L’ipotesi formulata all’epoca da Rifondazione Comunista di usare la ferrovia con un mezzo locale a più fermate, di per sé funzionava -ma non sarebbero arrivati i soldi da Roma-. Affrontare il problema alla grande, spostando la ferrovia insieme alla terza corsia a lato della A14, utilizzando con un mezzo urbano lo spazio dei binari, era la soluzione giusta ma troppo complessa e lunga -e non sarebbero arrivati i soldi da Roma-. Capii che la questione erano “i soldi da Roma” e chissenefrega dell’opera! Ma questa è storia e nell’oggi stiamo vedendo come lo spirito della 211 sia stato totalmente disatteso: non è a “contenuto tecnologico innovativo” perché è declassata a semplice filobus e non è in grado di “migliorare la mobilità e le condizioni ambientali” come tutti, solo ora, possono vedere. Oggi Imola che ritengo il vero fautore riccionese dell’opera, piegato al volere di Rimini e Bologna, inizia a traballare, dice che il TRC si poteva fare meglio… che la colpa è anche della Tosi! No Daniele! Renata sta facendo l’impossibile per mitigare i danni della vostra creatura che era e rimane un vostro sbaglio. Un corpo estraneo che la città non voleva, anche quel pezzo di città che di voi si era fidata. Dimenticate le bieche convenienze di partito; lasciate stare il prezzo politico che volete farle pagare; finitela con l’ostruzionismo che chiude la porta a qualsiasi miglioria di buon senso! E ditelo a Gnassi che si potrebbe fare meglio! 
Flora Fabbri