venerdì 6 novembre 2015

Tempo di Uccidere

Ovviamente non ci riferiamo al celebre (almeno fino a vent’anni fa…) romanzo di Enio Flaiano, bensì alla situazione politica internazionale. Qualche lettore, va premesso, ci ha fatto notare che ormai da mesi non scriviamo più granchè di politica internazionale. Eppure non mancherebbero gli argomenti. E’ vero. Tuttavia ormai sull’argomento, quasi sconosciuto fino a un paio di anni fa sul web, scrivono, bene o male, molteplici commentatori, alcuni dei quali a dire il vero molto competenti. Sono diventate importanti alcune testate informative “non ortodosse” come Sputnik o R.T. che forniscono una documentata e precisa informazione che permette alla “minoranza pensante” di poter attingere a fonti non inquinate dalla nostra domestica propaganda. In questo quadro, scrivere può diventare ripetitivo e quindi ci limitiamo al (misurato…) orgoglio di aver aperto, un paio di anni, fa qualche spiraglio che poi altri hanno, meglio di noi, allargato. Tuttavia, i fatti degli ultimi tre giorni ci inducono a tornare sull’argomento. In particolare l’attentato all’aereo civile russo A321 attribuito, subito, dai servizi segreti occidentali all’Isis, ha un significato enorme. Innanzitutto questa attribuzione assomiglia molto ad un’autoattribuzione, essendo l’Isis una creatura marcatamente U.S.A. e Unione Europea. Qui l’organizzazione islamista, è nata, è stata foraggiata e mandata a devastare la Siria. Forse non è nemmeno un caso che la Ministra degli Esteri UE Mogherini, proprio il giorno prima dell’attentato, avesse “predetto” che la popolarità di Putin avrebbe potuto essere messa in pericolo da una grande strage di cittadini russi. Più che una ipotesi è sembrata a tutti un auspicio che, guarda guarda, si è puntualmente avverato il giorno dopo. Questo significa che, al di là degli innegabili successi delle operazioni in Siria da parte della aeronautica russa contro l’Isis stessa e le altre organizzazioni terroristiche filo-occidentali, proprio questo successo sta rapidamente surriscaldando il clima politico mondiale avvicinando e non certo allontanando la guerra. Proprio oggi i governi baltici, polacco, rumeno e slovacco hanno chiesto l’ulteriore schieramento di truppe Nato per scongiurare “l’invasione russa”. Sintomo, questo, che ormai ad est dell’Elba si spera solo nella guerra per risolvere una situazione (soprattutto economico-sociale) altrimenti irrisolvibile. Questo quadro non certo tranquillizzante è alimentato da un elemento obiettivo innegabile. Fra un anno finirà la presidenza Obama di cui tutto si potrà dire, tranne che sia un guerrafondaio doc. Certo è anche lui, come tutti i Presidenti U.S.A. condizionato dalla lobby industriale militare, ma dimostra una certa riluttanza e sorprendete resistenza a scatenare un conflitto globale. Il risultato della sua politica è una guerra polverizzata su quasi tutto il Globo, ma senza uno scontro a tutto campo contro il “nemico esistenziale” di Mosca, scontro chiesto a gran voce dai Neocon e dal sistema dei “media” che essi controllano quasi totalmente, anche in Europa attraverso il “Gruppo” Murdoch e le O.N.G. di George Soros. Tuttavia, fra un anno, Obama se ne andrà e, tranne un paio, tutti i candidati alla presidenza americana sono decisamente pro-guerra. In campo democratico vi è in pratica solo “Hillarator Clinton” che, più volte, si è espressa per un confronto duro e definitivo con il nemico moscovita. In campo repubblicano i candidati sono moltissimi ma a parte l’originalissimo (ma tutt’altro che stupido) miliardario Donald Trump, tutti schierati per la guerra. In particolare il Senatore Rubio, prediletto dall’onnipotente sistema mediatico americano dominato dai neoconservatori della Fox. Quindi il quadro si presenta, a distanza di un anno dal rendez-vous elettorale degli Stati Uniti, estremamente fosco e tendente a dar ragione a quelli che vedono le azioni della guerra salire, anziché scendere. Come invece qualche salame di casa nostra cerca di far credere. Sembra arrivato ormai il tempo di uccidere. 
 Woland