venerdì 18 marzo 2016

Da Craxi a ..Gnassi

Dopo i molti e lodevoli tentativi di indipendenza e di partecipazione civica, finiti, come nella migliore tradizione politica della prima Repubblica, a colpi di veti e di personalismi incrociati, ecco che il quadro politico riminese comincia a muoversi con il preciso grido alle armi del “ si salvi chi può”. E così si cominciano a stringere accordi da maionese impazzita e a fare comode e convenienti alleanze, con voti per lo più presunti ma con la precisa aspirazione e con il convinto apporto di persone di mutevole esperienza, che sperano magari in futuro di spartirsi qualche strapuntino in Giunta. Nulla da eccepire. Anche perché questo ennesimo tentativo che arriva dall’on. Pizzolante si radica così saldamente nella famiglia politica del centrodestra che dichiarando di sostenere, sic et simpliciter, Gnassi, non aggiunge assolutamente nulla alla proverbiale trasversalità con la quale, ad ogni appuntamento elettorale, cerca di coinvolgere quante più persone possibili su variopinti pentagrammi elettorali assai vicini, per azzardo semantico, alla tradizione culturale di Stockhausen. Con il rispetto per le persone che si stanno impegnando, alcune delle quali conosciamo bene, sembra davvero paradossale che il Pd riminese così vicino a Civati e a Bersani, possa accettare una convergenza con queste forze così spiccatamente di destra, distanti per valori e tradizione di governo dal centrosinistra che ha espresso ed esprime la ri-candidatura di Andrea Gnassi. E a nulla vale questa catarsi “civica” che accompagna il tentativo di “imbucarsi”. Quel che appare ai più è che qualcuno ha un filo di vergogna a presentarsi con i propri simboli di partito, e allora ecco la rincorsa a presentare una lista civica che promette trasparenza e partecipazione. Ancora una volta quando la confusione diventa caos arriva a far da maestro di ballo la vecchia politica, e promettendo di costruire le idee e programmi con i cittadini in realtà è totalmente autoreferenziale e frutto solo di un calcolo elettorale di chi si appresta a una nuova carriera politica, la sesta, se non abbiamo perduto il conto. Questo è il bello di un miracolato di lusso come l’ex figlio prediletto di Craxi, sempre ad un passo dal quasi ministro, forzista degli anni ruggenti. Una specie di cupio dissolvi che ad ogni elezione locale pare impadronirsi di lui nei passaggi-chiave, affrontati con la velleità dell’intrepido catastrofista, capace perciò di portarsi iella da solo. Per tutta la sua lunga vita politica ha fatto di tutto per non sfuggire alle manie di protagonismo da cui è afflitto, anche se ogni volta, puntualmente, ha posto le condizioni perché proprio il contrario di quel che sperava gli accadesse.
Nanà