giovedì 3 marzo 2016

Il Deserto dei Tartari

Ciò che accade in quel di Rimini, in vista delle elezioni amministrative a fine primavera del 2016, evoca in me il ricordo del romanzo di Dino Buzzati. Un gruppo di persone sta cercando di proporsi come alternativa al nulla (il deserto) cui Rimini pare condannata da 70 anni di consociativismo tra caste di politicanti ex sinistri ex centristi ex destri. Prima ignorato, poi deriso ed ora combattuto, il manipolo, cerca di opporsi alla gestione mediocre degli anonimi autonominati attivisti, (eletti e loro sodali più o meno stipendiati) che cercando di utilizzare a fini meramente opportunistici e personali, il capitale (per ora) solo elettorale, del M5S riminese, lo sta depauperando. Tutti però appaiono sorretti da un'unica speranza: vedere apparire all'orizzonte, contro le aspettative del nemico, “la certificazione”. Fronteggiare i Tartari (l’altra lista), combatterli, diventare eroi. Per diverse anonime persone sarebbe l'unica via per restituire alla Fortezza Bastiani (Rimini) la propria personale importanza, dimostrando il proprio valore e, in ultima analisi, dando un senso agli anni buttati qui, al confine dell’auspicata popolarità, tra banchetti e riunioni lunari di dubbia efficacia. Mi chiedo quanti degli oltre 120.000 elettori riminesi, trascorrano il tempo aggrappati all’attesa di un inverosimile evento straordinario (la certificazione), che possa finalmente dare un senso alla battaglia, (solo di tastiera), tra forze oscure e spesso malevoli, assistite da bizzarre e assurde coincidenze, che si fronteggiano esclusivamente nella vacua agorà del web. E così nel vuoto inquietante di idee per approntare strumenti di partecipazione diretta alle decisioni e per la costruzione di programmi condivisi ed efficaci, pare che solo con una morte dignitosa e serena “dell’altra lista” che ponga finalmente i “certificati” nella dimensione eterna ed eroica che avevano sempre sognato, quella di pretendenti castiga Gnassi, ci si potrà liberare dall’imperversare sui media locali e sui social, del ribollire di invettive, selfie e riunioni propagandistiche per sbandierare sponsorizzazioni da parte degli Eletti (millantatori del copyright M5S); degli incuranti delle regole e dei principi del M5S, ma bisognosi di auto-conferme al proprio esistere politico, circondati dalla claque dei personaggi secondari, ma indispensabili allo svolgimento dello show: consiglieri comunali, ex capigruppo con le loro liste e mogli, ex attivisti, finti volontari pagati dagli Eletti, pregiudicati tutto fare; e anche del sorridente quanto sprovveduto avvocato che tanto ricorda della caratteristica principale del tenente Drogo: la mediocrità. E in tanto, il tempo si consuma sempre più precipitosamente. Auguro a chi soccomberà di trovare quella serenità che il personaggio di Buzzati, il tenente Drogo, troverà, nei suoi ultimi istanti, capendo quale fosse in realtà la sua personale missione, l'occasione per provare il suo valore, attesa tutta la vita: affrontare la Morte (la mancata certificazione) con dignità, sconfiggendo il nemico più grande: non la morte ma la paura di morire (la paura di non essere certificato). Non credo in questa “attesa” e provo a incontrare gente per sollecitare al pensare e all’agire consapevole, per costruire comunità di idee e condivisione di percorsi progettuali e decisionali, in gruppi piccoli, ma spero numerosi, certo che sia prolegomeno alla realizzazione della democrazia diretta auspicata anche dal M5S.
Ivan Paolo Bolognesi