giovedì 14 marzo 2013

Galli, Teatro. già Vittorio E.

Non me ne frega niente se Gnassi risparmia 1,2 mln di € per la ricostruzione di quel pozzo senza fondo del Galli. La città se ne frega di avere un teatro ottocentesco filologicamente ricostruito: perchè non fanno un referendum se il precario, il cassintegrato, il commerciante con l'acqua alla gola, l'immigrato che paga come tutti noi diecimila tasse vogliono o non vogliono che la comunità riminese si accolli decine di milioni a vantaggio di 2 delle solite coop di area bolognese, che hanno vinto l'appalto e di qualche superesperto in materia di "teatri italiani ottocenteschi"? Altrove si fa per spese simili: perchè non lo facciamo? I NO stravincerebbero ! Ma come si fa con la crisi che c'è a chiedere questo sacrificio ai riminesi che peraltro 99% mai vi entreranno!? Diciamo anche e diciamolo forte che le ricostruzioni "filologiche" le hanno inventate quelli che con esse guadagnano. Diciamo anche che il teatro fu costruito come bu-si-ness da privati! E allora perché non se la fa qualche privato la ricostruzione filologica e poi rientra con il costo dei biglietti? Questa città non ha bisogno di un teatro classico, lo paghino quei 4 melomani sepolcri imbiancati che lo frquenteranno se proprio lo vogliono. E infine l'idea stessa di ricostruire una cosa distrutta per la quasi totalità è demenziale ed ispirata solo dalle prospettive di lucrarci come voler ricostruire... Il Colosseo, " com'era, dov'era", una follia. 
Alessandro Z.