lunedì 18 marzo 2013

Zona Franca

Altro slogan sindacale fuorviante. Nell'immaginario collettivo "zona franca" per tutti è Livigno o S.Marino, prima della cura Tremonti, dove tasse ed imposte sono diverse dal resto del Paese. Prendere come esempio i permessi di costruire, dice poco, è valido ma pompato dalle solite autocelebrazioni da capitale delle rapine e del turismo sparito. Una semplice autorizzazione edilizia comporta tempi lunghissimi perchè dietro sopporta una normativa farraginosa, labile ed interpretabile, amplificata da varianti e/o strumenti urbanistici aggiuntivi. A livello comunale obbliga tecnici e cittadini a decine di incontri preliminari, per altrettanti approfondimenti degli Uffici, che spesso assumono pareri contrastanti. Poi arriva l'avvocato di fiducia che dirime i trenini di campagna. Oltre ai tempi ci sono i costi, i tecnici di parte, spesso diventano più di uno e le tante ore passate negli uffici devono essere pagate. La prova più concreta sta nella famosa D.I.A. che significa Dichiarazione di Inizio Attività. Tutti chiedono, nessuno applica, aspettando sempre l'assenso degli uffici, a causa dell' incertezza della regola. A questo bailamme si deve aggiungere l'infinito elenco degli enti autonomi che si devono esprimere nel merito. Non di rado si ricomincia daccapo il gioco dell'oca edilizia. Il tecnico dell'A.U.S.L, l'altro ai Vigili del Fuoco, un terzo al Genio Civile o come ca.. si chiama adesso, non sarebbe meglio farli lavorare sotto lo stesso tetto? Poi arrivano le leggi sui rumori, il passo carrabile, ambientale, un marasma di soggettività. Per fortuna ci ha pensato il mercato a silenziare le assurdità operative. Il più grande disastro imprenditoriale dal 1980, ha posto fine alla stupida querelle tra i fans del laterizio e gli antagonisti. Molto meglio inondare campi agricoli di orrende lastre prendisole. Nessuno che si cimenti nel chiedere uno Strumento Urbanistico finalmente in grado di concedere una speranza alla Città. Ci hanno consegnato un Piano Strutturale talmente vergognoso che non hanno il coraggio di approvarlo, mentre hanno tappezzato un Teatro di figurine urbanistiche che neanche i bambini scambiano. Non abbiamo affrontato tutta la questione degli allacciamenti e dei servizi. Un enorme potere discrezionale fine a se stesso. Le rivoluzioni culturali partono da considerazioni perfino banali. A Parma, il sindaco Pizzarotti si deve difendere dai guasti degli altri, i dipendenti comunali protestano per lievi decurtazioni di uno stipendio che in aziende normali verrebbe loro cancellato dal fallimento. Siamo su quella strada, le somme dei debiti che siamo riusciti ad inanellare in questo decennio è impressionante, i silenzi magnifici non sono sopportabili, così come l'incapacità conclamata dei primi cittadini eletti. Servono riforme di fondo come un Ufficio per Distretto, unico soggetto responsabile nel comune capoluogo. Pareri validi per tutti, assieme ad una pianificazione concertata. Un solo interlocutore e soggetto responsabile. Il resto è propaganda, non li salverà. I bancomat fanno più rumore di.. Gnassi