venerdì 29 marzo 2013

Al Voto

L'Unità, ieri mattina ha battuto il Corriere del Pd. Il titolo in prima pagina era peggio dell'intervista a Melucci. Si gioca una complicatissima partita, non assistiamo a situazione nette, chiare ma a contorsioni. La scelta di streamizzare tutto il governo minuto per minuto, aiuta a smascherare i comportamenti che la stampa racconta come vuole, infarcendola con la stantia caccia al grillino. B&B avevano negoziato sulle elezioni, quelle anticipate e quelle del presidente, poi è arrivata la fine del film per l'uomo di Bettola. E' andato dal non più tanto simpatico George a rassegnare l'incarico fortemente superiore alla sua modesta capigliatura. Si scatenerà l'asta governativa, il successo grillino li indurrà a scegliere una persona sufficientemente nuova. La vicenda è chiusa. Bersani è in un vicolo cieco, dice Angelino Alfano che ha il compito di fare il duro. Così ognuno recita la sua parte. Quella di Bersani consiste nel rifiutare ogni offerta, di far sapere che non ci sono trattative possibili sul Quirinale. Ma niente in realtà è come sembra. Il gioco di specchi è impressionante. Con una mano il segretario del Pd spazza via ogni ipotesi di negoziato perché teme l’accusa di inciucio, ma con l’altra, quella nascosta, spinge Enrico Letta da Alfano, e manda il suo braccio destro Maurizio Migliavacca da Denis Verdini ed Errani .... E lì, nell’ombra, per un attimo le cose si fanno più chiare. Berlusconi fa sapere di essere disposto persino a votare la fiducia a un governo monocolore Pd presieduto da Bersani, in cambio tuttavia chiede che al Quirinale vada uno dei suoi uomini, Gianni Letta? Ma Bersani scrolla le spalle, questo è impossibile. E il segretario adombra di rimando la possibilità di una nuova Bicamerale, di una commissione Parlamentare costituente la cui presidenza potrebbe andare al Pdl, allo stesso Berlusconi? Offerta e contro-offerta dunque, uno scambio drammatizzato dalle dichiarazioni pubbliche che si confondono alle contrattazioni occulte. Gli ambasciatori del Cavaliere fingono di scandalizzarsi alla proposta della Bicamerale, malgrado invece questa sia un’idea che accarezza la vanità del Cavaliere. Tuttavia tutto procede con estrema lentezza, come se il tempo fosse infinito o forse come se tutti in realtà sapessero che prima del suo scioglimento la tragedia deve raggiungere il suo punto più alto. Poi precipiterà una soluzione all’improvviso. Dunque gli ambasciatori del Pdl respingono con sdegno l’offerta del Pd: troppo poco, non ci sono garanzie sufficienti. Così ritornano le parole dure anche nei colloqui privati, nelle consultazioni che corrono senza sosta sul filo del telefono: e ovviamente fa capolino ancora il bluff della minaccia elettorale. Siamo pronti alle elezioni, i sondaggi dicono che vinciamo, perfino gli aruspici di Rep prevedono che il centrodestra supererà i resti degli altri. Grillo avanza. Non c’è Parlamento che ambisca al proprio scioglimento anzitempo e non c’è leader politico che di fronte alla prospettiva di andare al governo preferisca invece tentare ancora la fortuna delle elezioni. Il presidente della Repubblica cosà farà dal momento che Bersani ha fallito come da pronostici? Vorrà tentare la via di un governo del presidente con Giuliano Amato, Emma Bonino, Anna Maria Cancellieri o ...Saccomanni. Forse, piuttosto, preso atto dell’impasse, sceglierà di dimettersi gettando il parlamento già confuso in una più serrata trattativa sull’elezione del nuovo capo dello stato?