mercoledì 13 marzo 2013

In Guerra

Siamo in guerra, la prosecuzione della campagna elettorale. L’ordine di scuderia parte da casa del Cavaliere, arriva a via dell’Umiltà, dove Angelino Alfano ha i suoi uffici, e da lì, dalle stanze romane del Pdl si diffonde a tutto il gruppo dirigente berlusconiano. Silvio Berlusconi ha ricevuto una seconda condanna in primo grado per il caso Unipol e ora teme, ha praticamente la certezza, di ricevere la terza sul caso Ruby. Sono andati in ospedale a fare una visita ispettiva all'occhio, vogliono essere certi riesca a vedere bene la condanna. Sembra un piano per farlo decadere in diciotto mesi, urla Ghedini, perché le nuove regole sull’anticorruzione volute dal Guardasigilli Paola Severino prevedono l’incandidabilità e persino la decadenza dal mandato parlamentare per cumulo di condanne. Gli uomini del Cavaliere hanno recapitato un messaggio chiaro agli ambasciatori del Pd: venerdì prossimo si vota per il presidente del Senato, noi usciamo dall’aula, faremo di tutto per far mancare il numero legale e per bloccare l’elezione. Quali gli effetti? Niente governo, niente consultazioni, impasse assoluta, discesa rapida verso il voto anticipato. Un’ipotesi, questa delle urne, che trova prontissimo solo il Pidielle, oltre a Beppe Grillo. Il Cavaliere ha ormai pianificato una mobilitazione permanente del suo elettorato attraverso manifestazioni pubbliche e iniziative di piazza come quella del 23 marzo prossimo in Piazza del Popolo a Roma o quella storica del Tribunale a Milano. Ma Berlusconi è soprattutto un uomo d’affari, dunque dietro ogni mossa c’è ne spesso un’altra occultata. Il Cavaliere teme la caccia all’uomo, sa di avere solo due opzioni per rallentare la marcia implacabile dei magistrati: mostrare al Pidi intontito dalla batosta elettorale il volto più duro di cui dispone, una maschera feroce per costringere il partito della sinistra a un accordo, rendendo a tutti molto chiaro che il voto anticipato non è un alternativa che spaventa il centrodestra. E dunque per il Cavaliere è necessario far capire a tutti gli attori sulla scena, dal presidente della repubblica fino al segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che lo stallo istituzionale è dietro l’angolo. Grillo fa bene ad allenare i suoi, può succedere che se ne tornino a casa per presentarne il doppio. L'occhio di Berlusconi sarà guarito, quello di Bersani gonfio.