lunedì 18 marzo 2013

PigliaTutto

Il successo elettorale di Beppe Grillo e il conseguente crollo del Pdl e del Pd sono incontrovertibili. Nessun partito che si presentava per la prima volta in una competizione nazionale aveva raggiunto di botto il 25,5% dei voti. Viceversa, il Pdl ha dimezzato il proprio elettorato rispetto al 2008: crollo solo parzialmente attutito dalla rimonta nelle ultime settimane di campagna elettorale. In termini numerici, il crollo del Pd rispetto al 2008 è minore ma altrettanto imponente, circa un terzo del proprio elettorato e senz’altro esacerbato dalle aspettative di una vittoria quasi sicura prima del voto. Ma, al di là di queste macro tendenze, quale mutata geografia elettorale ci consegna il voto di due settimane fa? Abbiamo raccolto dati sui risultati elettorali e le caratteristiche socio-economiche di 8013 comuni italiani per mettere a fuoco ulteriori dinamiche. Le passate elezioni politiche avevano segnato la nascita di partiti territoriali. Non solo il voto alla Lega, ma anche quello a Pd e Pdl avevano una crescente connotazione territoriale, essendo sempre più concentrati in parti diverse del paese. Un dato rilevante di questa tornata elettorale è la minore territorializzazione delle rappresentanze politiche. Il voto a Grillo è abbastanza uniforme su tutto il territorio nazionale. Il M5S ha ottenuto poco meno di 3 milioni di voti al Sud, 33,8 per cento, circa 2 milioni e 150 mila nelle regioni del Nord-Ovest, 24,7 per cento e circa 1 milione e 300 mila nella “zona rossa” 15,4 per cento. La Lega rimane concentrata al Nord ma perde più di metà del suo elettorato e le perdite più consistenti, anche in termini percentuali, avvengono soprattutto nelle roccaforti del Nord-Est -61 per cento e del Nord-Ovest -64 in Piemonte e -68 in Liguria, con parziale eccezione della sola Lombardia. Inoltre, sia Pd che Pdl perdono maggiormente nei comuni in cui avevano più voti nel 2008, indice di una minore dispersione territoriale del voto a Pd e Pdl. È soprattutto nelle proprie roccaforti che Pdl e Pd crollano, e questo vale anche in termini percentuali. La protesta espressa nel voto al M5S, a differenza di quella che aveva trovato rappresentanza in altri partiti politici emersi dal niente in passato, è un fenomeno chiaramente nazionale. È un fenomeno che non ha una particolare connotazione ideologica, nel senso che il partito di Grillo prende voti sia tra elettori precedentemente di centrodestra e di centrosinistra. E neanche una connotazione socio-economica, perché pesca in comuni con caratteristiche molto diverse in termini di reddito o capitale sociale. Con l’unica eccezione del voto giovanile, che merita un discorso a sé. I sondaggi post-elettorali hanno mostrato che i voti a Grillo sono arrivati sia da destra sia da sinistra. Ma, vista la performance non lusinghiera dei sondaggi pre-elettorali, può essere utile cercare di corroborare queste conclusioni attraverso altri dati come quelli comunali. Sugli 8013 comuni, abbiamo stimato un semplice modello che controlla per le specificità di ogni singola regione e permette di stabilire se esistono correlazioni sistematiche tra i comuni dove Pdl e Pd hanno perso voti e quelli in cui Grillo o Monti ne hanno guadagnati. I risultati ci dicono che il M5S ha pescato sia a destra sia a sinistra su tutto il territorio nazionale. In termini quantitativi, però, la “pesca” verso il centrodestra è stata più fruttuosa al Sud, e quella verso il centrosinistra è stata più fruttuosa al Centro e al Nord. Inoltre, i dati comunali ci dicono che non esiste un forte legame tra le caratteristiche socio-economiche dei comuni e i voti per Grillo. Il M5S vince ovunque: nei comuni più poveri e in quelli più ricchi. Ad esempio, è evidente come Monti sfondi solo nei comuni più ricchi. E anche il voto al Pd e al Pdl è correlato coi livelli di reddito. Grillo vince sia nelle grandi città che nei centri più piccoli. Anche questo è un fattore che lo differenzia da altri partiti, come il Pd che invece ha perso di più nelle grandi città. Infine, il voto a Grillo non è neanche associato a diversi livelli di capitale sociale, misurato col numero di organizzazioni no profit. Il M5S prende voti ovunque, a differenza di Pd e Pdl, che vengono puniti di più dove il capitale sociale è più alto. Insomma: quello fondato da Grillo è un vero e proprio partito pigliatutto. 
 grillo mannheimer. it