mercoledì 27 marzo 2013

Un Pugno di Mosche

Nella direzione nazionale del Pd, Pigi Bersani ha riproposto l'ennesimo governo per il cambiamento del Paese, Renzi ha preferito gli allenamenti della Fiorentina. Ha completato il primo giro di consultazioni iniziato doverosamente dai Rep con SavianoLegalità, sa benissimo che potrebbe avere le ore contate, come quelle che ci separano dall'addio di George. I segnali che giungono dall’esterno creano timori, Squinzi giura che le sue imprese sono agonizzanti, mentre la Mekel sbava dalla voglia di solidarizzare i conti correnti dei pensionati. Zerbini, amico di Matteo e nostro, tra un sermone e l'altro sta impostando la strategia riminese per liberarsi di Gnassi. Sono tutti d'accordo con lui, solo che dopo arriva un Camporesi o qualcosa simile. I mattoni che fino ad ieri li tenevano uniti nei caminetti e circoli democrat, sono diventati velenosi nel momento della scomparsa, come le imprese edili dei padroni del calcio. Uno scandalo imprenditoriale e sportivo sul quale non sembrano puntare occhi indagatori. I primi contraccolpi di giornata al premier incaricato, sono arrivati dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che dalle colonne del giornale di partito, ha espresso l’esigenza di una responsabilità generosa di tutte le forze politiche e sociali, per dare al Paese un governo per combattere il perverso matrimonio tra crisi economica e politica. Il secondo contraccolpo, che fa tremare il piano di Bersani, arriva dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, l'ombra invalicabile di questi primi colloqui del segretario Pd. L'inquilino del Colle, nell’ultimo atto pubblico del settennato lascia intendere come il Paese abbia bisogno in ogni caso di un esecutivo anche senza (meglio) Bersani. Come Gnassi si è accerchiato da solo. I fedelissimi lavorano sotto traccia per trovare la quadra con tutte le altre forze parlamentari, gli sherpa sono sguinzagliati tra berlusconiani e leghisti, dei grillini sembra occuparsi Errani, il meglio rimasto. Pensano ci sia rimasto ancora qualche cittadino parlamentare da abbindolare con la favoletta del Paese da salvare. Vogliono salvare il loro partito. Gianluca Pini dal Palas è passato ai segnali di fumo al Nazareno. Una carriera inarrestabile. La retorica della salvezza spinge verso l'inevitabile ed augurabile, per Grillo, riedizione del peggiore inciucio mai visto. Abbiamo due strade di fronte, la scomparsa del Pidi o la nascita di una corrente grillina all'interno. A noi piace più la prima.