martedì 9 luglio 2013

Impersonale

Il Partito democratico è impegnato nelle primarie che durano da sette anni. Non ha vinto le elezioni politiche, nonostante le previsioni e le attese. Ha perduto il dopo-elezioni, non riuscendo a imporre i suoi candidati alla presidenza della Repubblica, ha fatto finta di subire la partecipazione a un governo di scopo, come le tasse di Gnassi che finiscono in festa. Il distacco tra la base e l'apparato, uno dei più forti dopo quello bulgaro, è abissale. Il Pd viene definito un partito impersonale, quando c'è qualcuno che tenta di tradurlo, finisce nella bettola di Bersani. Poveretto non si ricorda più le rincorse ai grillini che faceva in Parlamento. sembra uno dei dissidenti sovietici ai quali veniva imposta la confessione con pentimento allegato. Rispetto al 2008 ha perso tre milioni e mezzo di voti. L'incesto originario frutto di una malvagia commistione tra due forze storicamente alternative, qualche volta perfino nemiche, ha regalato una resistenza alla riduzione non la forza della novità sconvolgente. L'attacco che è arrivato dal MoVimento ha scombussolato la base, Bertozzi Simone è indeciso, mentre scommetto che Bertino Astolfi abbia il Tendone Pertini gonfio di Gnassi. Le amministrative sono state sempre il piatto forte del listone di centrosinistra che riesce ancora a raggruppare i resti dei resti di tante robacce localmente ancora presenti. Ha permesso una leggera risalita, aiutata dal meccanismo che espelle i grillini dal conteggio, sono ancora troppo deboli e poco organizzati sul territorio. Il Pidi resta e resterà un partito incompiuto. Epifani scelto per la debolezza che non ostacola nessuna ambizione, forse verrà mantenuto per non scegliere e tornare ad una sana divisione di ruoli e pensiero. La sua varia composizione interna sancisce un problema di identità. Riesce a campare nello scenario italiano perchè dall'altra parte mantiene con i suoi voti e consenso quella figura orribile sul piano etico rappresentata dal Cavaliere. Non si riesce davvero a capire per quale ragione i democrat non lo rendano ineleggibile con un voto chiaro e palese. I gazzettini di regime partendo dalla Rep delle bufale con dependance Huffy, hanno mandato i paparazzi in Sardegna per immortalare le effusioni di Beppe alla moglie. Il lato b delle foto spiega decentemente le ragioni della scelta di Grillo, al posto del noioso ed incomprensibile colloquio quirinalizio. Il Galli della Loggia sul Corriere come quello d'avvistamento nostrano, non indovina mai una previsione. Renzi sarebbe la soluzione? Chi la indica come salvifica non conosce il valore della quota determinante in quell'accozzaglia imposta. Non solo l'apparato che in elezioni al ribasso partecipativo è decisivo, ma anche la quota diessina maggioritaria, non accetta il Toscano. Come fa un partito costitutivamente diviso a porsi volontariamente sotto il controllo di un leader designato dagli elettori, ma visto con sospetto dall'organizzazione? Non si dica che queste cose sono indegne e inammissibili, questa è la realtà, senza scomodare Machiavelli, ma ascoltando più modestamente Melucci, se parlasse. L'episodio del voto mancato a Prodi per la presidenza della Repubblica dovrebbe aver mostrato quanto sia pericoloso ignorare la consistenza delle divisioni interne. Ci siamo già stancati di parlare dell'ennesimo tentativo malriuscito, ha generato solo una casta impresentabile per la doppiezza mostrata. Chi avrebbe mai supposto un personaggino come NipoteLetta al governo? La stessa cosa più tragica ma festaiola vale per Gnassi.