domenica 6 luglio 2014

Ucraina e pessimismo. Il cancelliere ci risponde

Ucraina e pessimismo. il Cancelliere ci risponde. Caro Lugaresi rispondo volentieri, e spero con concisione, alle tue richieste di chiarimento sull’articolo dell’altro ieri da me intitolato: “Ucraina, segnali contraddittori ma non tanto”. La principale critica che mi viene rivolta, da quel che mi dici, è che il pezzo sarebbe “eccessivamente pessimista”. Lo spero. Lo spero vivamente. Ma non ne sono convinto. Occorre fare delle riflessioni, basate sui fatti e non sulle opinioni, o sui preconcetti. 1) Primo fatto: a neanche 48 ore dal mio articolo, Sloviansk è caduta dopo un mese di assedio, bombardamenti indiscriminati e massacri. C’è da scommettere che dopo un mese di silenzio assoluto anche la stampa italiana darà la notizia a tutta pagina. Anzi sarei sicuro che c’è da aspettarsi qualche articolo di Riotta, Zafesova ecc. sulla “gioia” degli abitanti all’arrivo della Guardia Nazionale ucraina ecc. ecc. . 2) Da giorni si succedono, da parte ucraina, tiri di mortaio (sia pure isolati) in territorio russo specialmente sui checkpoint ove transitano i profughi. Proteste (come nel caso della distruzione dell’ambasciata a Kiev) ma nulla più. E’ evidente che Kiev sente di avere le spalle coperte, ovviamente dagli Stati Uniti, per avventurarsi in una simile azione che, in condizioni normali, sarebbe impensabile. 3) Tuttavia il fatto più significativo, in questo senso (passato abbastanza inosservato) è la nomina ad ambasciatore a Mosca di John Tefft, ex ambasciatore a Kiev e, prima, a Tbilisi. Occorre conoscere bene il profilo del personaggio per capire cosa significa. A mia memoria, con la nomina di Tefft, è la prima volta che viene nominato “ambasciatore” in uno stato sovrano un soggetto che più volte, recentemente e pubblicamente, ha auspicato non solo il “cambio di regime” del paese ospitante, ma la sua distruzione. Non a caso Tefft è popolarissimo in Polonia e nei paesi baltici di cui è stato “coordinatore” dell’ingresso nella NATO. Tefft infatti è sostenitore della “teoria Brzezinski” che vorrebbe la divisione del territorio dall’attuale Federazione russa in un certo numero di stati per “eliminare per sempre il pericolo”. Una sfida, anzi una vera e propria dichiarazione di guerra insita in una nomina del genere, impensabile se non fosse chiaro che il “partito della guerra” è prevalente. Tanto a Washington quanto a Bruxelles. Ed è deciso ad andare fino in fondo. E’ ovvio che Tefft, già ambasciatore non solo a Kiev ma anche in Georgia, (e sponsor del presidente Saakashvili) non potrà comportarsi a Mosca con la stessa libertà di cui ha goduto a Tbilisi e Kiev. Tuttavia, sono convinto, che la sua nomina sia un chiaro messaggio rivolto all’opposizione russa e all’attuale leadership di Mosca per significare il preannuncio di una nuova e (ultima?) “rivoluzione arancione” (leggi: guerra civile). Questa volta “in casa” del nemico storico. E non ai confini. Per eliminarlo definitivamente. Almeno così si spera a Washington. Questa è la lettura dei fatti che ho dato nell’articolo del 4 luglio e che devo confermare nonostante contrasti con le mie speranze.
 Il Cancelliere

P.S.
La foto è chiaramente ma volutamente provocatoria
La Redazione