mercoledì 22 aprile 2015

Isole Svalbard

Il 9 maggio, secondo le testate locali amorevoli, si riunirà il CdA di AIRiminum per presentare il “Piano Industriale”. Nel frattempo, esattamente il 29 aprile, dovrebbe essere arrivato anche il secondo aereo. Sicuramente il mega piano da 30/50 milioni di euro di cui parla la stampa riminese dovrebbe avere, tanto per cambiare, come piatto forte, i soliti “russi”. A questo punto ci permettiamo modestamente di ricordare al super-mega Consiglio una parolina: “Svalbard”. Chiederete voi, cosa sono e cosa c’entrano? Cosa sono è facile: poche isole vicine al Circolo polare artico, con alcune miniere di proprietà russa e due o tre villaggi di pescatori. Cosa c’entrano è presto detto: due o tre giorni fa le “Svalbard” hanno creato l’ennesimo gravissimo caso diplomatico fra Occidente (NATO) e Russia. Infatti sono state visitate da un vice primo ministro russo (Dimitri Ragozin) con qualche compagno. Poiché nominalmente le Svalbard sono sotto sovranità norvegese è successo l’inferno. Note diplomatiche, richiamo dell’ambasciatore ecc. ecc.. E’ vero che Ragozin contrariamente alle abitudini russe è arrivato alle Svalbard senza il solito corredo di missili atomici, bombardieri, carri armati e diavolerie simili, ma non è bastato. I diplomatici del “Fronte Nord” (le solite Svezia, Norvegia, Danimarca, Polonia, Inghilterra ecc.) hanno scatenato l’inferno contro l’ennesima provocazione russa. In concreto hanno chiesto all’Unione Europea di rivedere la politica dei visti ai cittadini russi. Ovviamente in senso restrittivo. Ecco perché il CdA di AiRiminum (ma sicuramente lo sa già...) farebbe bene a tener presente l’”incidente Svalbard”, data l’aggressività e determinazione dei membri nord della NATO e la nota “fermezza” (sic!) di quelli sud (Mogherini docet). Come andrà a finire è facile da prevedere. Ecco perché ci permettiamo di ricordare all’Augusto Consesso che si riunirà il 9 maggio la parolina “Svalbard”. Anche anticamente si diceva che un battito d’ali di farfalla in Cina può far succedere un terremoto in Africa. Oggi è ancora peggio: un battito d’ali alle Svalbard può far cadere un aeroporto già traballante. Magari quello di Rimini. 

 Woland.