mercoledì 17 febbraio 2016

Tributi e Fallimenti

La crisi economica che ci avvolge da anni, crea problemi al lavoro ma anche alle entrate comunali visto che il fallimento di un’azienda complica la possibilità di recuperare eventuali tributi locali non pagati, condizione questa probabilmente più insidiosa per la Tassa Rifiuti (TARI) che per l’IMU e la TASI. Nel Tribunale di Rimini, i dati sui fallimenti dell’anno 2015 hanno certificato che il numero di aziende fallite è stato di 143. Di queste Aziende, sul portale dei fallimenti, sono pubblicate informazioni solamente per i primi 112 casi. Come sono distribuiti i fallimenti sul territorio? La quota maggiore, su questo primo parziale, vede sempre prevalere Rimini con numero 53 aziende fallite pari al 47,32% (delle 112 di cui si hanno informazioni). Segue al secondo posto, di questa triste classifica, il territorio di Riccione con numero 12 fallimenti pari al 10,71%, al terzo posto si colloca il territorio di Coriano con numero 9 fallimenti pari all’ 8,04%, a seguire Bellaria-Igea Marina (5,36%), Santarcangelo di Romagna e Morciano di Romagna (4,46%) più altri. Il Comune di Rimini, purtroppo, fa la parte del leone in questa drammatica situazione e questo determina riflessi anche sulle imposte locali visto che, probabilmente, questi soggetti non saranno riusciti a fare fronte all’ordinario pagamento delle imposte dovute (e quindi ancor meno all’accertamento). L’Ufficio Tributi deve quindi necessariamente organizzarsi per gestire situazioni particolari che, come abbiamo visto in precedenza, potrebbero avere nell’anno in corso un ulteriore peggioramento. Su quali tipologie di imposte locali deve porre attenzione l’Ufficio Tributi? Analizzando i soggetti coinvolti, per quanto è possibile con gli elementi informativi a disposizione, verrebbe da pensare che la tassa con maggiore criticità dovrebbe essere la TARI, tassa sui rifiuti (già lo scorso anno ci furono sorprese poco gradite per i contribuenti). Oltre il 70% dei soggetti nella lista sembrano non avere beni in proprietà e quindi, probabilmente, svolgevano la loro attività occupando immobili di altri soggetti. Collocare il soggetto occupante in un immobile di altra proprietà è una operazione non sempre semplice e quindi ipotizzando, per assurdo, l’assenza della denuncia sulla tassa rifiuti, l’Ufficio, potrebbe trovarsi nella condizione di non riuscire a recuperare l’imposta non pagata. Considerando altresì che il costo per la raccolta dei rifiuti è già stato sostenuto dal Comune, siamo nella situazione che altri hanno pagato la TARI per un soggetto che ha evaso l’imposta. Un dieci per cento dei soggetti che risultano avere beni in proprietà sono probabilmente ditte costruttrici che si ritrovano ancora intestatarie di alcuni fabbricati sui quali dovevano pagare l’Imposta unica comunale (salvo eccezioni da valutarsi per i beni merce) e quindi, su questi casi, si pone un problema di IMU/TASI. Un altro dieci per cento dei soggetti ha titolarità su terreni che probabilmente sono aree fabbricabili. Avere un’area fabbricabile oggi (ad eccezione di quelle del comparto Aquarena) è una vera disgrazia, non interessa a nessuno ma si devono pagare le tasse. I valori di riferimento pubblicati sul sito del Comune fanno ancora riferimento alle quotazioni dell’anno 2012 ma, in realtà, in questi ultimi quattro anni la discesa dei valori delle aree ha superato di molto la perdita di valore dei fabbricati. Ci sono infine, una/due posizioni con immobili di importante valore economico che hanno una loro rilevanza sulle imposte da versare ai fini IMU/TASI e sui quali l’Ufficio Tributi ha probabilmente già attivato le proprie attenzioni. Sul fallimento in generale è in atto una riforma della Legge Fallimentare che potrebbe trovare la sua approvazione entro i prossimi due anni (Cfr Italia Oggi del 16.02.2016). Una legge di cui si parla e si discute da decenni, proprio come quella che coinvolge la riforma del Catasto Fabbricati. 
Fabio Lisi