domenica 28 giugno 2015

A Scuola dalla Prof.ssa Urbinati

Ho letto su Huffy Post il blog ormai più disperato del mondo piddino, uno splendido articolo sulla pessima scuola renziana. Non a caso l'autrice è la Nadia Urbinati, una delle poche riminesi illustri, che non si è mai cimentata in una previsione sbagliata. Ha l'unico neo, credo dovuto all'innata gentilezza, di avere ritirato un Sigismondo d'oro (?) da Ravaioli e non da Gnassi. Ho capito più nelle poche righe da lei dedicate al tema che nelle tonnellate di markette versate in queste settimane. Il Pd non si presentò agli elettori proponendo questa riforma della scuola e lo stesso vale per la riforma costituzionale. Poi, una crisi di governo ha portato a questo esecutivo che appronta queste riforme. Tutto regolare. La democrazia parlamentare prevede crisi di governo senza il ritorno alle urne, e inoltre in una democrazia rappresentativa non esiste, né vogliamo che esista, il mandato imperativo. Tuttavia sappiamo che un mandato politico è nelle regole non scritte di una democrazia rappresentativa fondata sui partiti, non può diventare una delega in bianco. Il partito ha un programma e anche se i suoi eletti sono liberi individualmente, c'è però una certa garanzia (politica) che si attengano a quel programma. Anche qui sta la differenza tra una democrazia rappresentativa e una oligarchia eletta o un governo rappresentativo di notabili. Questo il tema centrale della Prof.ssa Urbinati, argomento mai affrontato da altri se non in maniera superficiale. esiste poi l'aggravante renziana di non essere mai stato "testato" elettoralmente nemmeno nel suo bugiardo programma. Ma questa è la solita storia della democrazia all'italiana meglio conosciuta come il governo degli inciuci. L'Urbinati aggiunge, come non fosse sufficiente, che Matteo Renzi, è segretario di un partito che prima non sembrava proprio volere questo tipo di riforma della scuola. E Renzi non ha mai convocato un congresso per provare a correggere quelle parti del programma del Pd che a lui non piacciono. Nello specifico: questa riforma della scuola è pessima ed inoltre nessuno ce la chiede come intervento d'emergenza e quindi non si capisce la ragione della fretta governativa. Il ricatto delle assunzioni dei 100.000 precari è qualcosa che per una democratica è fuori di ogni buon senso, soprattutto se proviene da un partito che si presume amico della democrazia rappresentativa. Si poteva fare un decreto sulle assunzioni come se ne fanno tanti, ma si è scelto il muso duro, come a voler recuperare consensi tra i precari, rompere il fronte sindacale e degli insegnanti, e in prospettiva invertire la rotta calante di consenso al Pd renziano. Il mio e nostro personale Sigismondo per la chiarezza e (se permette) l'intelligenza. La classe non è acqua ma sincerità.