lunedì 22 giugno 2015

Legnate migranti

Da come la gente ne parla e la politica lo tratta sembra quasi che il fenomeno della migrazione sia rilevante solo una volta giunto ai confini dell’Europa, tutto ciò che succede prima non è affar nostro. Ho una brutta notizia: nel mondo non ci sono mai state tante guerre come oggi e, evidentemente, è anche affar nostro. L’UNHCR, l’Agenzia Rifugiati delle Nazioni Unite, ci informa che sul pianeta Terra ci sono 59,5 milioni di persone costrette a fuggire da una guerra e che almeno la metà sono bambini. Costa D’Avorio, Repubblica Centrafricana, Libia, Mali, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Burundi, Siria, Iraq, Yemen, Ucraina, Kirghizistan, Myanmar e Pakistan. Quindici conflitti a cui si vanno ad aggiungere le conclamate situazioni di instabilità di Afghanistan, Somalia e numerosi altri paesi. Diversi ancora non hanno il riconoscimento di una guerra ufficiale, ma sicuramente il peso di una spaventosa povertà. E’ sufficiente per interessarsene? No, chiaro che no. Per alcuni, non pochi, il fatto che nessuno dei conflitti citati sia tra le mura di casa è condizione sufficiente per ignorarne le conseguenze e, c’è da scommetterci, se anche una guerra scoppiasse a Casalpusterlengo molti troverebbero la giustificazione morale per fregarsene. Brutta notizia numero due: la guerra è già entro i nostri confini. E’ una guerra tra poveri in cui un’esigua fronda di migranti (per adesso) fa solo la parte della comparsa. A questo punto qualche lettore si scomporrà sentendo parlare di “esigua fronda”, ma se vogliamo considerare le dovute proporzioni con ciò che ci attende il termine è proprio quello giusto. Ogni anno le persone che debbono scappare da casa sono sempre di più e quelli che riescono a ritornarci sempre di meno. I dati del 2014 parlano di 42,500 persone quotidianamente costrette alla fuga e di un totale di solo 126,800 rifugiati che hanno potuto fare ritorno al loro Paese. E’ un’onda lunga che, solo prendendo in considerazione le zone più vicine a noi (Siria, Iraq, Libia e Ucraina), vede 17 milioni di persone in fuga spingere nella nostra direzione. Questi dati ci spiegano che seppure qualcuno si sentisse autorizzato a credere che non sono fatti suoi… beh ci diventeranno comunque. Cosa vuol dire? Per farsi un’idea basta guardare al Libano che ospita più di un milione di rifugiati siriani o alla Grecia che, pur costretta economicamente in ginocchio dalle banche europee, rimane un viaggio corto e un approdo sicuro per centinaia di migliaia di migranti. A Lesbo la situazione è uguale a Lampedusa, se non peggio. Per completare il quadro va detto che questa non è un’emergenza improvvisa. Sebbene la situazione stia peggiorando in maniera esponenziale, già dieci anni fa 37 milioni di persone erano costrette alla fuga dalla guerra. Erano gli anni in cui grazie alle famose, ma mai trovate, “armi di distruzione di massa” donammo democrazia all’Iraq e il petrolio all’occidente… ancora ci ringraziano. L’emergenza è grave, ma non è ancora come potrebbe diventare. Come sarà dipende esclusivamente dal nostro approccio alla realtà. Applaudire un idiota che, con due mattoni in mano, inneggia alla costruzione di un muro contro gli extracomunitari non è un buon approccio, come non sono buone soluzioni tutte le propagande che istillano paura e odio al solo scopo di trarne vantaggio elettorale. Slogan come “vanno aiutati a casa loro” e “prima gli italiani” sono semplici da ricordare quanto irrealizzabili. Chi ci va a riportare a casa 11 milioni di profughi siriani e a fermare la guerra? Salvini? E la precedenza agli italiani da cosa sarebbe precisamente inibita in questo momento? Da qualche migliaio di profughi? La verità, non proprio nascosta, è che l’Europa, Comunità di 500 milioni di persone, sarebbe perfettamente in grado di assorbire l’attuale pressione migratoria senza nemmeno accorgersene, se vi fossero i giusti presupposti. L’adeguamento del trattato di Dublino alle attuali esigenze sarebbe un primo passo… poi certo bisognerebbe mettere fine al sistema cooperativo che guadagna sui migranti e l’Occidente dovrebbe seriamente cominciare a considerare un futuro con un modello di sviluppo diverso, ma mi rendo conto che questi sono concetti troppo lontani dalla mentalità di chi ha bisogno di un mondo instabile per coprire la stagnazione della propria crescita. Per concludere l’operazione consapevolezza diamo un po’ di dati a questi emeriti statisti che “gli extra comunitari vanno aiutati a casa loro”: Nel mondo 963 milioni di persone vivono in uno stato di povertà assoluta. 2 miliardi di individui vivono con meno di due dollari al giorno. Proseguendo in questa tendenza nel 2020 due terzi della popolazione mondiale attiva potrebbe trovarsi senza contratto di lavoro, né tutele sociali. Ogni anno il mondo spende un triglione di dollari per la difesa e solo 60 miliardi per lo sviluppo. Alla fine del 2015 potrebbero essere circa 375 milioni le persone colpite da calamità legate ai cambiamenti climatici. Un miliardo di persone vive senza accesso all’acqua pulita. 4000 bambini al giorno sotto i 5 anni muoiono di diarrea. Ogni 5 secondi, nel mondo, un bambino muore di fame. Ora conta fino a cinque e poi spiega come fai a pensare che questo non succeda a casa tua. 
 P.S. << Il Governo ha detto:”Presto il napoletano non dovrà più emigrare in Svizzera”. No, no ‘o Governo Italiano, il Governo svizzero l’ha detto.>> [Massimo Troisi] 
 @DadoCardone 
Citizen