lunedì 15 giugno 2015

Le chiavi del Regno (obiettivo S.Pietroburgo)

Le chiavi del Regno. (obiettivo S. Pietroburgo) Questa mattina, ieri per chi legge, i giornali italiani, nonostante l’”invasione clandestini”, titolavano con gran rilievo sulle decisioni di Obama di schierare nei paesi baltici una brigata corazzata con carri “Abrams” per “difenderli” dall’invasione russa o, a piacere, dall’”aggressività di Putin”. Abbiamo chiesto un commento al Cancelliere, intuendo, nella nostra relativa inesperienza, che, nonostante le spiegazioni “tranquillizzanti” date dai nostri media, si prepara qualcosa di grosso.
Vediamo la risposta: “In effetti la notizia dello schieramento di una “brigata pesante” americana prelude sempre ad un’azione militare. Questo è certo. L’unica incertezza potrebbe essere sul “dove”, cioè sull’obiettivo. Ma anche su questi ci sono pochi dubbi. Almeno per me”. “Mentre gli “inesperti” (in buona e malafede non importa) indicano (condizionati dalla stampa scandinava, polacca e baltica) la provincia di Kaliningrad, come vero obiettivo, l’unica “destinazione” che può giustificare un’azione del genere è San Pietroburgo”. “Possibile???”. Certo...... . Occorre innanzitutto capire di cosa stiamo parlando e valutare che la “cosiddetta brigata pesante” USA ha un organico pari a due o tre divisioni europee (russe comprese). Si vai dai circa 10.000 fanti a circa 150 “Abrams A4”. Oltre ad artiglieria pesante elicotteri d’attacco e servizi vari. Questa è la dotazione standard. Essa può essere facilmente aumentata molte volte in pochissimo tempo. “Ora, l’Abrams è l’arma meno difensiva del mondo (così come tutti i carri armati con torretta brandeggiabile a 360°) ed è pensato e utilizzato per rapide penetrazioni in territorio nemico. Per la conquista di obiettivi strategici importanti. Kaliningrad è troppo importante e militarmente troppo difesa per essere attaccata e travolta ma, soprattutto, non ha nessun valore politico. Si immagina un “governo russo di liberazione nazionale” con sede a Kaliningrad? Farebbe ridere. Nemmeno Chodorkovskij si presterebbe. “Diverso è il caso di San Pietroburgo; é la città per eccellenza “anti Putin” della Russia, conta la maggior parte degli amici di Chodorkovskij e soprattutto é a tiro di cannone dai paesi baltici. (100 km dal confine lettone). Inoltre è l’ex capitale. L’attacco di una brigata pesante “Abrams” potrebbe raggiungerla in un paio di giorni insediarvi un governo “anti Putin”(che potrebbe anche avere il riconoscimento, in quanto “democratico”, della UE; a Bruxelles se ne parla già…) e di lì iniziare la guerra civile. Un 1917 alla rovescia insomma. A meno che Putin non si arrenda (cosa che ad esempio i “media” americani danno per scontato). “Sembra incredibile!” “Lo so...”, ma se si facesse attenzione alla stampa americana l’idea è già molto avanti e certi passaggi dell’”opzione Stratfor” (che tante volte abbiamo citato) parlano, in modo leggermente “criptato”, proprio di questo. “Ma la Russia potrebbe difendersi?” “Certo, ma con vari problemi. Uno su tutti: per bloccare l’attacco di una brigata pesante “Abrams” occorre l’uso di armi nucleari tattiche, ma queste dovrebbero essere usate su territorio russo. Mi comprende?” “Fin troppo bene”. Il problema per Putin è che ormai negli USA si sono convinti dell’impossibilità di avere in Russia una “Rivoluzione colorata” come pensavano all’inizio. Ora sono “costretti”" ad alzare il tiro e la situazione geografica li favorisce. “Tutto qui”. Fra poco avranno le armi sul campo, hanno gli uomini (Chodorkovskij e soci) e l’appoggio UE. Manca uno straccio di casus belli, ma sarà uno scherzo trovarlo. E’ l’unica cosa che non presenta per loro difficoltà. Per capirlo basta leggere anche la poco competente stampa italiana. Esemplificativo è il trionfalistico articolo di Andrea Tarquini su “Repubblica” ove si dice espressamente che la Russia ha la risposta che si merita”. Le faccio un obiezione Cancelliere: “parte della stampa europea (e non solo italiana) commenta l’iniziativa americana come una “pressione” sull’Europa perché non ammorbidisca, anzi aggravi, le sanzioni economiche contro la Russia. Cosa ne pensa lei?” “Balle...lei ha mai visto un solo (non 150) “Abrams A4?” “No”. “Ecco”. “Li guardi, si faccia un’idea e poi mi sappia dire se serve per fare pressioni sugli europei...”. “Un’ultima domanda Cancelliere, come finirà?” “Dio solo lo sa.”. Molto dipende dalle reazioni di Putin e da quanti “pacifisti” ha attorno. “Putin ha commesso errori?” “Due gravi: fidarsi degli occidentali, specialmente degli europei e lasciar “andare”, sotto l’ombrello USA, gran parte dei suoi oligarchi”. “Ora capiscono il momento e vogliono distruggere lui e “spartirsi” il paese” come ai bei tempi di Boris Jeltisin. “Quindi?” “Quindi a Putin resta il popolo”. E’ un paradosso, è partito come oligarca (o presunto tale) e deve difendersi come Lenin o Stalin o, andando più indietro, Alessandro I Pavlovic” o, ancor prima, Kozma Minin, curioso non è vero?”. Il Cancelliere.
P.S (1) Per chi sappia l’inglese e abbia qualche dubbio sugli obiettivi veri di questa escalation americana il Cancelliere suggerisce la lettura del numero del 12/05/2015 di “Stratfor” con l’intervista all’ormai mitico George Friedman suo “boss” e portavoce. Concetti ribaditi il 5 giugno. Le scemenze italiane, secondo lui, ce le possiamo risparmiare tutte... solo che noi non sappiamo l’inglese. Comunque grazie Cancelliere!
P.S. (2) Ancora più chiaro il “Washington Post” di qualche giorno fa quando avverte “preparatevi a serie turbolenze in Russia” (l’articolo è di Sergey Guriev, guarda caso, uomo dello staff di Chodorkovskij e oligarca residente negli Stati Uniti con un patrimonio stimato da Forbes in 3,5 miliardi di dollari!). Secondo il nostro Cancelliere se gli italiani da bravi sudditi coloniali smettessero di leggere la stampa nostrana e si abbeverassero direttamente a quella dei dominatori anglosassoni, risparmierebbero un sacco di tempo. La lettura di Guriev è molto più istruttiva di quella di Tarquini.
P.S. (3) Ci segnala infine il Cancelliere che, chi abbia la curiosità di digitare “Guriev Sergey su Google, avrà la sorpresa di trovare accanto a lui una decina di foto. Tra esse Chodorkovskij, Navalny, Kudrin, Lebedev e vari altri. Ci sono cioè già le foto di quello che a Washington sperano sia il nuovo governo russo. Fin d’ora anziché “dopo Putin” dovremmo chiamarlo “governo Abrams”.