lunedì 29 giugno 2015

Podemos e Pd

La scommessa di Civati non è nuova, direi piuttosto usata e sperimentata nel girone infernale delle sinistre. Mi è sembrata più una disperata corsa a mettere il cappello per primo sui posti liberi per paura che un altro li occupasse. I pretendenti sono molti. Manca un leader. Senza questa necessaria presenza, nella moderna concezione della politica rimani come Vendola. E' la testimonianza però di un doveroso tentativo dopo la scandalosa intromissione di Renzi nello storico recinto della sinistra italiana. Una occupazione perfino volgare nella sua manifesta espressione del potere, nemmeno adombrata dalla solidarietà demo-cristiana. Un altro uomo di Marchionne, un Arrivabene democristiano al governo del paese. E' importante che l'italico Podemos non diventi una sommatoria di prefissi alla sinistra del Pd. Lasciate pure che l'invenzione di Veltroni occupi lo spazio del centro, in alternativa ai resti del Banana o di Alfano. Quella è la giusta collocazione. Per la destra ci pensa e bene Salvini. Fra l'altro l'aspetto più miserevole è che i fuggiaschi hanno (tutti) aspettato l'esito delle votazioni più "politiche" degli ultimi anni anche se spacciate per locali. Gli analisti hanno ragione a dire che non supererebbero il 4% raggiunto dalla versione italiana della lista Tsipras alle europee. Nell'epoca della comunicazione "totale" e di una politica fatta di leadership individuali, certamente la proposta di Giuseppe Civati va articolata, resa chiara e inequivocabile sin da subito. Avanti con chi ci sta, ma con un nome e con una piattaforma capace di raggiungere tre obiettivi. Il primo mettere insieme la struttura di tutte quelle associazioni e movimenti sindacali e piccoli partitini che non hanno alcuna chance di presentarsi da soli. Il secondo, quello di eliminare la conflittualità tipica della frammentazione "a sinistra" che diventa incomprensibile e spesso masochista. Il terzo, offrire una leadership unica capace di confrontarsi con altre leadership come Renzi e Salvini. Ci sono rischi e vantaggi. La Meloni ha dimezzato le pretese, mentre Salvini è passato dal 4 al 16%. Il mercato politico oggi indica la necessità più di ieri di presentare un "padrone" della comunicazione ed offerta. Il migliore in assoluto, un professionista, è stato Grillo, fino a quando ha capito che la creatura doveva camminare con le sue gambe. Non è ancora un giusta autonomia, ci manca molto ma la strada è quella. Al resto ci pensa Renzi, sembra ormai Bersani lo smacchiatore. Non ne indovina più una, era meglio se lo lasciavano, chiuso, nell'ascensore. Con il compagno di disgrazie azero potevano parlare del prossimo destino (greco) dell'Italia.