martedì 17 settembre 2013

Il Cancelliere: Perchè la Guerra ci Sarà

Come spesso accade il Cancelliere dà un’interpretazione controtendenza degli ultimi avvenimenti in Siria e della prossima guerra. Gli abbiamo chiesto il perché. “Cancelliere, quasi tutti i commentatori danno un’interpretazione positiva del “rinvio” di Obama dell’attacco alla Siria. Letta ha parlato di un “grande gesto”, Casini di “prova di democrazia” e via andare. Lei propende per un’opinione completamente diversa. Perché? Provo a spiegarglielo in poche battute. In primis lasciamo stare la stampa italiana che nulla sa e meno dice. 1) Venendo al merito della domanda, dopo i primi annunci il Presidente Americano si è trovato di fronte alle obiezioni dei “falchi” del Congresso secondo cui ed hanno ragione…. “un’azione limitata” quale quella inizialmente ipotizzata non avrebbe avuto un impatto decisivo sul conflitto siriano. Per “impatto decisivo” McCain e Graham, i due capi degli “ultras repubblicani”, intendono la vittoria dei ribelli islamisti che ormai, a quasi tre anni dall’inizio della guerra hanno dimostrato invero capacità piuttosto scarse. Unita alla cacciata degli Alauiti e alla morte, se possibile, di Assad. Anche negli ultimi diciotto mesi, nonostante l’arrivo di decine di migliaia di “Volontari” dai paesi sunniti e dall’Europa, Italia compresa e l’uso loro concesso di armi sofisticate di provenienza francese, inglese, americana (via Monarchie del Golfo) l’equilibrio militare non si è ancora spezzato a loro favore. Insomma una gran brutta figura per gli Stati Uniti e per gli sponsor sauditi, qatarioti, ecc.. 2) L’equilibrio sarà spezzato solo se l’intervento militare americano sarà massiccio e decisivo. Cosa impossibile con un attacco limitato a tre giorni. Quello che era stato ipotizzato inizialmente. E’ qui che Obama ha dato prova di intelligenza politica. Il breve rinvio per portare la questione al Congresso, gli consentirà due risultati. Il primo: coinvolgere lo schieramento “interventista” a prendersi la responsabilità dell’attacco massivo, togliendo agli eventuali critici “falchi” la scusa “ a posteriori” “dell’è stato fatto troppo poco …”. Altro risultato è stato quello di permettere alle portaerei schierate contro l’Iran di piazzarsi in una zona più vicina al prossimo teatro di guerra per fornire l’appoggio ravvicinato che i missili non sono sufficienti a dare. In altre parole di intervenire con l’aviazione come è stato fatto in precedenza nelle varie “guerre umanitarie e asimmetriche” che si sono succedute dagli anni ’90 a oggi, Bosnia, Kosovo, Afghanistan, Irak, Libia. Forse poi, mostrando il randello dietro la schiena, gli Stati Uniti otterranno qualche via libera dagli europei oggi molto recalcitranti. L’appoggio europeo, pur insignificante da un punto di vista militare, è fondamentale per quello che concerne “l’immagine” della guerra. Tanto più “giusta” sarà, quanto più paesi europei parteciperanno anche solo simbolicamente. Soprattutto con i rispettivi “media”. Ma soprattutto aggiungerei che questo breve rinvio permetterà di coordinare i massicci e non più “limitati” attacchi aerei con le azioni delle “truppe di terra” cioè i mercenari e, più in generale i ribelli sunniti, permettendo quindi agli USA di chiudere, finalmente … la partita siriana. Partita che da un punto di vista mediatico, stava davvero diventando imbarazzante. Infatti, non dimentichiamo, che la guerra, come dicevo, iniziò, su input saudita e quindi statunitense, poco meno di tre anni fa e, se si guardano le rassegne stampa, il crollo di Assad, in questo periodo di tempo, veniva dato come “imminente”; settimana dopo settimana. Persino da voi, a Rimini, sul palazzo comunale, sulla facciata, nel 2012, campeggiò per almeno un anno uno striscione con scritto “libertà per il popolo siriano”. La bandiera che seguiva era sbagliata, era quella della Siria di Assad e non quella dei ribelli, però il senso era chiaro. Qualche mese fa il vessillo è sparito, come i delfini e così la scritta. Invece no, il regime di Assad ha resistito pur perdendo il controllo del Nord, per l’intervento massiccio della Turchia e del Sud ove dalla Giordania vi sono le massime infiltrazioni dei Jiaadisti provenienti dall’Europa, da tutto il Nord Africa dalle Petrolmonarchie e, sempre via Riad, soprattutto, dell’Afghanistan, della Cecenia e dell’ Irak sunnita. Tuttavia nonostante l’imponenza numerica della ribellione e il suo appoggio da parte di tutto l’Occidente, in varie forme e misure, Assad è riuscito a mantenere fedeli a sé ampi strati di popolazione. Non solo la minoranza Alauita cui appartiene lo stesso Assad, ma tutte le altre minoranze cristiane, curde, armene della popolazione siriana. Queste minoranze che, nell’insieme rappresentano comunque una buona metà delle popolazioni siriana, sanno benissimo quale sarebbe la loro fine in caso di vittoria dei “combattenti della libertà” sunniti”: il massacro già sperimentato in questi anni, anzi in questi giorni, nelle zone occupate. Se si guardano bene le cose, il miglior alleato di Assad negli ultimi anni non è stato Putin, ma i ribelli stessi. E’ ovvio che un intervento massivo quale quello che si prepara da parte americana, renderà inutile la resistenza di queste forze che sostengono Assad, ma resta l’incognita del terreno: che cioè gli Stati Uniti e la Coalizione occidentale potranno tener a bada gli islamisti più radicali, praticamente tutti… e impedire i massacri. Inesistenti invece sono i pericoli per Israele. Sia perché questo è parte integrante dell’Alleanza, sia perché i gruppi più estremi, nella enorme galassia dei gruppi della ribellione siriana, sono per lo Stato Ebraico, un pericolo insignificante. Niente più che la puntura di una zanzara se a questi viene meno il danaro saudita. Tuttavia, a parte l’incognita “umanitaria”, che, a ben vedere è capita e interessa a pochi, salvo l’unica e notevole eccezione del Vaticano, a oggi, bisogna riconoscere la grande abilità di Obama di fermare per un attimo l’azione di forza, inizialmente precipitosa e inadeguata, e, optando per un’operazione massiccia, novanta giorni di attacchi aerei su un territorio limitato come la Siria, con otto milioni di abitanti di cui due già fuggiti sono un’enormità, ha tolto argomenti ai “falchi” sposando in toto la loro tesi: E minacciando di distruzione totale la Siria spera di “ammorbidire” il nemico numero uno, quello vero, la Russia e ottenere il risultato non disprezzabile di umiliare Putin e costringerlo a acconsentire all’intervento perdendo definitivamente la faccia. In alternativa dovrà assistere all’annientamento di un Alleato, sia pure modesto, senza poterci fare nulla. Anche in questo caso con esiti di immagine disastrosi. Un altro importante risultato di Obama è la promessa delle Petrolmonarchie del Golfo, Arabia Saudita e Qatar di coprire i costi della Guerra. Il che è anche logico, se si pensa che anche Letta si è accorto che in Siria, è in corso una guerra per procura. Lo ha dichiarato lo stesso Segretario di Stato, Kerry; esprimendo “gratitudine” per i contributi promessi, e quantificati in 200 milioni di dollari dell’Arabia Saudita e del Qatar. Va detto, tuttavia che se la cifra fosse questa, essa appare ridicolmente bassa per un’operazione di novanta giorni, il doppio della Serbia per intenderci e ciò può significare solo che la Super Alleanza Usa-Monarchie petrolifere e Israele ha fatto male i conti, è certa di una rapidissima vittoria sul terreno dei ribelli sunniti, specie perché i filo Assad (militari e civili) sanno di non avere scampo in caso di vittoria della coalizione e quindi combatteranno con ogni mezzo. Anche se di mezzi ne hanno veramente pochi. Questi sono i temi sul tappeto del prossimo conflitto. Tutti temi rigorosamente censurati dalla stampa e dalle TV mondiali. Ma che si pongono all’attenzione del mondo mano mano che l’ora X si avvicina. Astraendoci poi per un attimo dal caso siriano e guardando le cose nella globale essenza, resta il fatto, l’unico per me assolutamente rilevante, che Obama a dispetto di Putin, della Cina, e dei commentatori superficiali, in questi ultimi due anni, è riuscito a fare quello che sembrava impossibile: mettere insieme in una vera Alleanza politico-militare con gli Usa, sia le Monarchie ultra conservatrici del Golfo con la loro immensa ricchezza sia il loro tradizionale nemico: Israele. A sua volta portatore di eccezionali risorse tecnologiche e militari oltreché fulcro della finanza mondiale. Con questa serie di mosse presumibilmente, anzi sicuramente, la Presidenza americana riuscirà a eliminare i due principali competitori degli Alleati Sauditi e israeliani, nel Medio Oriente. Oggi la “piccola “ Siria. Domani il “grande” Iran. D’altra parte che la strada per Teheran passi per Damasco è scritto ormai da due anni, praticamente tutti i giorni, sulla stampa americana che, almeno, a differenza della nostra ha il pregio di essere chiara. Per poi, se tutto andrà bene, potrà “spostare” la pressione sunnita sul “ ventre molle” dell’arci-nemico russo, Caucaso e Asia Centrale, ove comunque è già estremamente attiva. Chi si ricorda di Beslan ? eppure è successo da poco …. cercando di arrivare a quella soluzione finale dal problema russo che i due Bush e Clinton, per vari motivi, non sono riusciti a raggiungere in momenti molto migliori, strategicamente, per gli Stati Uniti. Questo può avvenire perché Obama è riuscito a fare il contrario dei suoi predecessori: attraverso i sauditi e le Monarchie del Golfo, controllare e “dirigere” le decine di migliaia di “combattenti” islamisti attivi nel pianeta. Quelli che hanno dato tanti grattacapi agli Stati Uniti in Irak, Afghanistan, ecc., ora, per paradosso, sono obiettivamente degli Alleati nel “grande gioco” della “superpotenza”. Con la benedizione e il denaro saudita, senza il quale ovviamente ciò sarebbe impossibile. Se la mia analisi è esatta, e credo lo sia, l’apparente “incidente” siriano è solo la prima scena dell’ultimo atto di quello che è stato, guardato obiettivamente, il “dopo guerra fredda”: un immenso e globale risiko in cui si dovrà decidere se, per usare le precise parole dei giornali americani, il Secolo XXI e i seguenti saranno il “millennio americano”, oppure la superpotenza USA dovrà convivere, bene o male, con altre “semipotenze”, Russia e Cina in primis, in un millennio multipolare e non dominato da un impero solitario e incontrastato. Quel che sarà si deciderà da oggi e nel giro di pochi anni. Ma la Siria è e resta quel che deve essere: una semplice tappa di uno scontro globale e definitivo, almeno nella percezione degli attori protagonisti sia “attivi” che “passivi”, per la supremazia mondiale. Una domanda Cancelliere: Non le pare che le aperture sul controllo degli arsenali chimici, proprio di questi giorni, di queste ore, smentiscano in parte le sue analisi? Penso di no. Le mosse diplomatiche, abili, della Russia e della Cina, possono aver messo momentaneamente in difficoltà la “supercoalizione”. Ma vedrà, allo scontro si arriverà comunque. Basti vedere le condizioni pregiudiziali di Francia e U.K. per il controllo delle armi chimiche siriane: puri pretesti per arrivare alla guerra. Lo stesso Israele, che per un attimo era sembrato incerto, ha ribadito in queste ore tramite il “falco” Liberman che “non ci si può fidare di Assad” (ergo di Putin … !) riposizionando la lancetta dello stato ebraico sul conflitto. E quel che dice Liberman conta, eccome. Tuttavia, anche le semplici comparse si sentono in diritto di consigliare. Persino il Presidente di E.N.I., Scaroni, si è sentito di tranquillizzare dicendo che la guerra in Siria “non avrà effetti drammatici sull’economia …” (Sole 24 ore – 11 settembre 2013). Per dirlo lui … dopo quel che è successo in Libia …Perciò è evidente che ormai la macchina bellica è in moto e nessuno può fermarla. Si cerca solo di lasciare, a livello, puramente mediatico, l’impressione che la colpa sia dell’avversario. Tutto qui. Per giunta la cosa è facilissima, anche se richiede un po’ di tempo e pazienza. Non vi è a livello mondiale, nessuna grande testata minimamente indipendente.Tutte perfettamente schierate. Non parliamo in particolare dell’Italia. Parleremmo del nulla.