sabato 14 settembre 2013

Il Triangolone del Porto Parte Prima

In diversi mi hanno chiesto informazioni sull'ultima boutade di Gnassi che ha come oggetto lo sviluppo (?) alla riminese dell'area con vertice la rotonda del Grand Hotel e base Piazzale Boscovich, ricompresa tra i due lati obliqui del Lungomare e via C.Colombo: il Triangolone del Porto. La vicenda dei delfini sequestrati con la chiusura del Delfinario sta suscitando nei cittadini non piddini enorme impressione. Impossibile non metterla in relazione con la presentazione nel 2012 del cosiddetto Progetto del Consorzio del Porto, previsto nel Piano Regolatore di Gnassi chiamato scherzosamente Strategico. Le poche slide presentate prevedono in quell'area tutt'altro, una immensa Birreria Lungomare, cara agli amici più cari. La realtà è complessa e non racchiudibile in quattro fotografie gnassiane, per inquadrarla necessita di un discorso più ampio che coniughi passato, contesto burocratico, scelte politiche ed imprenditoriali. Partendo dallo stato di fatto, trattasi da sempre di area demaniale marittima sulla quale vi sono una ventina di concessioni piccole e grandi, molti fabbricati concessi sono anch'essi demaniali. Sul piano urbanistico non è mai stato deciso nulla, fatta salva la parentesi dei Project, cassati dal Giovane senza che avessero mai avuto una consacrazione urbanistica. Foto e slide sono gli attuali piani regolatori della Città. Il primo vero grande interesse, lo colloco in una scelta fondante della quale mi assumo una postuma responsabilità. Siamo ai primi anni 2000, in qualità di capogruppo dei Ds, allora partito di maggioranza, pretesi l'entrata in Giunta di Sandro Baschetti, conoscendo la sua ventennale esperienza sui temi demaniali e considerando Spiaggia e Porto come temi non più rinviabili. Pensavo e purtroppo penso che solo lui forte della sua conoscenza professionale, avrebbe potuto inquadrare i due temi indispensabili per il futuro della Città. Non a caso gli venne assegnata la delega al Demanio. Oggi questi discorsi possono essere difficili da comprendere, ma non credo inutili. Si partiva da una serie di fallimenti perfino ridicoli come il Turquoise immortalato dalle dita vittoriose alzate dal giovane Gnassi ed il Parco Spiaggia di Melucci. Ovviamente i due temi, spiaggia e porto ebbero percorsi diversi. Il Piano Spiaggia venne approvato in meno di due anni, per il Porto, formalmente non si fece in tempo a scrivere la norma, ma tutto, nella sua impostazione generale era stato deciso, partendo dalle funzioni delle varie zone, ovviamente tenendo ben presente le loro interconnessioni. Una proposta rappresentata e spiegata nella famosa riunione tenutasi al Club Nautico dall'ingegner Dalprato, prima di andare a fare danni metropolitani. Senza neppure spendere una lira in incarichi, si trovò la condivisione degli operatori del Porto e della Regione rappresentata dall'allora assessore, oggi presidente della Sab. Fu quella riunione a provocare interesse sul Triangolone, in ragione della sua enorme potenzialità, per avere a Rimini un polo di riferimento turistico. Francamente allora, con meno enfasi e saraghina, anche noi guardavamo al resto del mondo, Barcellona non era copyright del Taglianastri, uno dei tanti che sgomitava in silenzio però sempre dorato. Esisteva anche allora il Consorzio del Porto, ma non erano i pub e le birrerie oggetto dello spasimo imprenditoriale. Tutto finì quando sia il sottoscritto che l'assessore Baschetti furono cacciati con un processo...similgrillino. L'ordine delle cose demaniali venne ristabilito, bagnini e chioschisti si riappropriarono del Piano Spiaggia, sei varianti furono imposte per tornare all'immobilismo, un gioco dell'oca sulla sabbia. Ritorna Melucci che riparte dalle capanne sull'arenile chiamate gazebi e sul porto l'unica cosa che interessa, è ...il Triangolone. Per saziare gli appetiti, invece di dividere la colata di cemento griffato ne inventa un'altra sul Piazzale dell'Ausa. Il primo nemico di Melucci divenne Lucio Paesani presidente del Consorzio, oggi grande amico di Gnassi per la solita proprietà transitiva politica. Volendo chiudere questo primo capitolo non si può neppure dimenticare che se Melucci fu il regista, molte erano le comparse, compreso un giovane attore che dal basso della sua poltroncina di Segretario Federale non emise un piccolo vagito di protesta. Così come per le 88 varianti di regime. Non mi spinge l'amore per la polemica, per me un godimento come vedere Pogba, ma l'ipocrisia avvilente di un intero partito, che ha cercato di rifarsi una verginità urbanistica bloccando i Comparti già morti od i Project moribondi. Possono fare e disfare, pezzi di terra e delfini? Non si può fare solo riferimento all'onesta forza del MoVimento, occorre una ribellione interna, quanti esempi devono accadere perchè si sollevi un popolo illuso e preso per il culo? I colpevoli sono stati promossi come grandi amministratori, non sarebbe quasi niente se non percepissero anche stipendi da favola.

P.S
La ragioni dei delfini in volo le troverete nella prossima puntata