giovedì 5 settembre 2013

La Guerra di Obama

Dopo essersi consultato con D'Alema Copasir esperto della non guerra serba, Obama si è fatto rilasciare dal Congresso un permesso valido per 60 giorni prorogabili per altri 30. Invece dei tre iniziali che non sarebbero bastati per radere al suolo la Siria, avendo morto più o meno, la stessa popolazione della Serbia, al netto dei fuggiaschi. A proposito fra i quasi due milioni di rifugiati dalla Siria, nessuno ha mai sentito l'odore del gas, solo in Francia hanno il naso allenato. La mossa di Obama, nella personale guerra obbligatoria per un presidente americano, di munirsi della copertura congressuale è stata perfetta, la durata dipende da quanti rimarranno sul terreno. Lo scenario lo conosciamo, radio e televisioni dopo i pistolotti su Berlusconi ormai fottuto, abbandonato anche dall'amico del Colle, sono pregni degli Stranamore di professione, esperti delle più svariate società di consulenza, quelle che se non hanno ogni due anni un conflitto non sanno a chi vendere uomini ed armi. In quello scenario sono decine di migliaia i mercenari di vario genere, sapere chi ha usato il gas è difficile quanto sperare che il Pidi diventi un partito sinistramente plausibile. Lo Spompo Bersani si è adirato, fino a poco tempo fa era adulato da tutto il mondo politico ed imprenditoriale, oggi nessuno lo intervista sulla panchina di Bettola. Renzi fuoridentroonda lo sbeffeggia da quando Franceschini è andato con lui. La Bindi ha gridato che nessuno odia Berlusconi quanto lei, vincendo un strapuntino sull'autobus. Il conflitto siriano scoppia il 24 marzo 2011, il “Giorno della Dignità”, quando a Damasco si radunano migliaia di manifestanti per chiedere la liberazione dei numerosi detenuti politici. Un mese dopo, il 28 aprile, è il “Giorno della Rabbia”: scoppiano proteste a Dara’a, le forze dell’ordine sparano sulla folla radunata nelle vie della città. Il regime decreta il rilascio di alcuni prigionieri e annuncia misure concilianti per tentare di calmare la protesta. Assad scioglie il governo. Lo stato di emergenza, proclamato nel 1963, è annullato. Il Presidente americano, Obama, chiede ad Assad di abbandonare la carica di capo dello Stato. È stato raggiunto un accordo nella Commissione esteri del Senato Usa sulla bozza di autorizzazione al presidente Barack Obama per l'impiego della forza contro il regime di Bashar al-Assad. Il testo prevede un limite massimo di 60 giorni di missione più un'estensione, a discrezione del presidente e previo via libera del Congresso, di 30 giorni. È invece escluso esplicitamente l’invio di truppe da combattimento di terra, nonostante la perplessità su questo punto espressa dal senatore John McCain il giorno prima. Per l’estensione agli ulteriori 30 giorni, la Casa Bianca dovrà dimostrare, 5 giorni prima, che l’allungamento dei tempi sia indispensabile. Non è un problema il cinema hollywoodiano è famoso per le bugie belliche. La scusa per radere la Siria è l'autorizzazione di fermare Assad e l'uso di armi chimiche. Se non risultano, daranno contributi economici per ricostruire al prossimo, un dittatore peggiore indicato però da Al Qaeda. L'intenzione è quella di non inviare soldati americani sul terreno, ed agire solo con il lancio di missili o con raid aerei. I servizi di intelligence hanno approfondito nel modo migliore le prove e possiamo dirvi oltre ad ogni ragionevole dubbio che il regime di Assad ha preparato l'attacco. Sono le stesse parole usate in Irak ed Afghanistan. Non sono arrivate nemmeno le scuse. Secondo l’ultimo sondaggio il 60 per cento degli americani sono contrari alla rappresaglia per l’uso di armi chimiche. Adesioni importanti, tra i Repubblicani, mentre l'area più liberal dei democratici è schierata per il non intervento. Non abbiamo notato sul Balcone Sindacale nessuna bandiera, solo la foto di Zerbini che guida il pullman.