mercoledì 9 ottobre 2013

Gaiofango

Come ti consumo un territorio.
Ci sono delle definizioni che entrano prepotentemente nella vita delle Comunità ed assurgono immediatamente a vere e proprie rivoluzioni culturali. Il Wellness, la decrescita felice, le energie rinnovabili… tutti concetti che sembrano indicare con sicurezza quale sarà il nostro futuro. Esistono però parole di cui si abusa e diventano vere e proprie tendenze da infilare in ogni discorso, con tutto il carico di alibi che si portano dietro. Una di queste parole è Bio. La vediamo applicata a qualsiasi cosa, anche a prodotti che concimano con i derivati del petrolio, non parliamo poi di Eco. Anche due assi di compensato sotto una ruota panoramica che consuma 8000 Euro di elettricità al mese posso diventare eco, anche se poi ci parcheggiano sotto delle Ferrari. Fra i modi di dire più fraintesi nel senso c’è : Consumo del territorio. Cosa vuol dire? Che bisogna camminare poco sul territorio in modo che duri? No. Vuol dire che bisogna costruire il meno possibile e, se proprio si deve fare, bisogna farlo in modo da non implementare lo squilibrio socio-economico-ambientale. Chi intende o presenta lo stop al consumo del territorio come ritiro delle concessioni edilizie ai privati lo fa in maniera decisamente incompleta, oppure furba, o anche ignorante. Facciamo però degli esempi pratici, altrimenti il concetto potrebbe sfuggire. Mercoldì 1 dicembre 2010, nel discorso che rimase famoso come “Il discorso del Bar da Gigi”, secondo in gradimento solo a “I have a dream” di Martin Luther King, Tiziano Arlotti parlò ai cittadini di Gaiofana. Ecco un estratto del suo toccante discorso: “ […]Non esiste un centro senza la sua periferia; non esiste una periferia senza il suo centro. Rimini non può vivere senza il suo entroterra tanto quanto senza il suo mare. Abbiamo bisogno di un progetto comune, di un patto fra comunità, cittadini e formazioni sociali per valorizzare un ecosistema di persone in rapporto col proprio territorio, troppo spesso consumato indebitamente. Dobbiamo sostenere i giovani che vogliono competere, fare impresa e arricchire il nostro entroterra riacquistando la volontà e il senso di lavorare la terra e goderne dei frutti quale parte qualificante della nostra cultura e strumento educativo fondamentale. Possiamo e dobbiamo usufruire delle potenzialità del nostro territorio, perché sia terreno fertile di imprese giovani e dinamiche, un luogo in cui il contadino diventi imprenditore agricolo di sé stesso e custode del paesaggio. Possiamo sempre più valorizzarne i prodotti, tramite progetti di filiera. Dobbiamo riqualificare l’entroterra per chi lo voglia abitare, con la creazione di servizi necessari alle famiglie e maggiore disponibilità ad ampliare gli edifici abitativi e riqualificarne di vecchi, privilegiando l’utilizzo di tecniche di edilizia compatibile con l’ambiente e promuovendo l’impiego di energie da fonti rinnovabili [...]” Letto che parole? Vi sentite toccati? Persone in rapporto con il proprio territorio consumato indebitamente.. custodi del paesaggio. A pochi metri, ma proprio pochi, stava nascendo Gaiofana in tutto il suo splendore: un quartiere dormitorio. Un quartiere dormitorio, per chi non lo sapesse, è un agglomerato di case dove la gente dorme solamente, ma poi per socializzare, lavorare, istruirsi, fare la spesa e sbrigare le pratiche amministrative deve prendere la macchina e recarsi verso il primo centro urbano degno di questo nome. Questo è proprio consumo del territorio. E’ costruire nuovi caseggiati dove la gente in effetti non può abitare nel senso più completo del termine ed è costretta ad ingrossare le fila del traffico cittadino contribuendo a colmare le misure del PM10. A Gaiofana poi anche se qualcuno volesse usare i mezzi pubblici viene anche inibito da un servizio ridicolo. Chiariamo. Questo errore edilizio, in termini di consumo del territorio, non è opera di privati, ma di Acer (Azienda Casa Emilia Romagna), la cui titolarità è conferita alla Provincia e al Comune. Allora le domande sono: come è possibile che, contemporaneamente ai discorsi illuminati di Arlotti, il Partito che stava per candidare sindaco il Paladino Antimattone permettesse così languidamente la costruzione dell’ennesimo quartiere dormitorio? Ed ancora … non esiste nessuna legge e/o regolamento che impedisce di costruire dei quartieri come quello sopra descritto? 13 - 5Senza scomodare della noiosa documentazione vi posso dire che il quartiere di Gaiofana non era stato presentato (o forse è meglio dire venduto?) così. Nei progetti ancora disponibili in rete si può notare come si prevedesse: un centro polifunzionale, un campo da calcio, un parchetto con piantumazione di alberi tipici della zona, una scuola e addirittura, non sto scherzando, un anfiteatro per le riunioni dei cittadini. (Progetto) Cosa è successo a tutte queste facilitazioni che avrebbero reso il quartiere più comunità e meno parcheggio incustodito? 13 - 6La scuola l’hanno dovuta costruire, visto che comunque quella già presente è già stata messa in sicurezza una volta nel 2010, ma il resto dell’elenco? … beh … si dirà, come si è già detto, che manca questo o quel permesso, che si è iniziato un certo percorso burocratico, che sono cambiate delle condizioni. Forse un giorno qualcuno saprà spiegare com’è però che queste difficoltà non riguardano mai, neanche in questo caso, la parte immobiliare. In due anni hanno tirato su un intero quartiere, più veloci di un Inuit che deve costruire un igloo mentre si sta avvicinando una tempesta di ghiaccio. Gli abitanti di Gaiofana non hanno prove per stabilire se i buoni progetti, con cui si è ottenuto il permesso di costruire, fossero solo una rappresentazione per ottenere un risultato. Però in questi giorni si è notato che la scuola, attualmente in costruzione, era così vagamente prevista che dei presunti dirigenti si aggirano tra i parcheggi dei condomini per capire dove dovrebbe arrivare l’autobus scolastico e come fare per evitate il caos delle mamme in recupero dei pargoli, visto che i posti auto sembrano non bastare nemmeno ai residenti. Una nota di colore. Chi vi scrive guardando la documentazione, per capire come fosse fatto l’affascinante quartiere di Gaiofana, aveva scorto nelle carte qualcosa che sembrava un laghetto. Però, ho pensato, un laghetto per gli abitanti di un quartiere periferico è una bella forma di attenzione.. quasi da Milano 2 di berlusconiana realizzazione. Recatomi sul posto ho scoperto appoggiata così, con indifferenza, tra due palazzi, una vasca di laminazione. Per carità è opportunamente recintata e dunque non costituisce un pericolo, ma non è proprio il paesaggio che vorresti vedere dalle tue finestre di casa. Non vorresti vedere neanche le pantegane che si aggirano in mezzo all’erba che supera in altezza i giochi dei bambini, ma niente paura quella a settembre l’hanno tagliata e hanno messo dei bei trappoloni. 
P.S. Come si legge sul sito web di Arlotti “le passioni danno una marcia in più”, ora, aggiungiamo noi, resta da scoprire cosa ottiene praticando la corrispondenza tra quello che si dice e quello che si fa.
 Davide Cardone [@DadoCardone]