martedì 29 ottobre 2013

Bastardi Senza Gloria

Il TRC è un problema tale che non si esauriscono mai i punti di vista da cui trattarlo. Fin’ora lo abbiamo affrontato dal punto di vista tecnico, dal punto di vista delle persone che lo subiscono, dal punto di vista dell’opportunità politica, ma non è mai abbastanza perché in questi giorni ho letto affermazioni di Pubblici Amministratori che esternano senza sapere nulla della faccenda. Ho scoperto addirittura che la posizione di chi si dovrà intestare la difesa dei 10 km d’oro perché governa, o perché convinto che prima o poi toccherà a lui governare, è: Moretti…? Si lamenta perché gli hanno toccato il suo di giardino, il TRC è un’opera che porterà pregio al mercato immobiliare della zona. A parte che Moretti si lamenta solo in ragione di una sentenza del TAR che vieta di abbattergli 60mq in luogo degli 8 espropriati, a parte che qualcuno mi dovrebbe spiegare come un autobus che ti passa a 50 cm dalle finestre possa aumentarti il valore dell’immobile, a parte tutto questo… voglio parlare di altro e voglio farlo perché sono consapevole che il modo più efficace di rappresentare un avvenimento è permettere alle persone di entrare in empatia con chi sta vivendo il problema. Dunque ecco la cronaca di una giornata in trincea. Rimini 28 ottobre 2013, via Renato Serra. A me piace il caldo, più del freddo, ma quando non è coerente con la data scritta sul calendario mi dà una strana sensazione… come di attesa, come se qualcosa dovesse accadere. Questo era lo stato d’animo con cui questa mattina mi sono diretto verso il cantiere TRC. La mia sensazione mi ha preceduto è l’ho ritrovata li, nel posto in cui da giorni vado per vedere se posso essere almeno uno dei testimoni di quello che sta accadendo. C’era attesa. La famiglia Moretti attendeva, i Carabinieri attendevano, la Polizia attendeva e i 5 Stelle attendevano. C’era caldo e nessun segno di caschi gialli (Italiana Costruzioni) o bianchi (AM). Una trincea è un luogo strano. C’è tensione, amalgamata a rassegnazione, stemperata dalla continua ricerca di una battuta… anche per distrarre Walter dal perenne riassunto della questione. Quando ti rubano la realtà combatti l’assurdo riepilogando le puntate precedenti… da qualche parte dovrà pur essere l’errore e, c’è da giurarci, sarà così enorme che basterà solo citarlo perché tutti rinsaviscano. Purtroppo non è così, almeno in questa trincea. Qui l’imperativo è resistere e il problema è: da dove arriverà l’attacco? Ogni tanto ti azzardi a buttare uno sguardo oltre le recinzioni e… parliamoci chiaro in questa trincea nessuno ti spara addosso, ma se malauguratamente fossi tu a vedere il nemico che si avvicina avresti la responsabilità di dare l’allarme e di fare qualcosa. Si, ma che cosa…? Forse potrei…. La mattina se ne va così e i Bastardi senza Gloria (trovo molto adeguato quel film a questa situazione) non debbono fare nulla. Si torna verso casa sollevati a metà, oggi non è successo niente, ma domani? Problema risolto nel pomeriggio, non c’è da aspettare domani, la ruspa è già li. Messaggi rimbalzano su tutti i mezzi di comunicazione di cui dispongo. L’ordine è ricompattare il fronte. Signorsì. Arrivo, di nuovo. Fa sempre più caldo. C’è il doppio della tensione del mattino. Walter rimbalza come una pallina da ping pong per tutta casa. Le vedette sono sul tracciato ed hanno individuato il nemico molto vicino alla Linea Maginot, dunque è guerra. Qualcuno studia piani, altri le sparano grosse, ma quello che continua a sovrastare tutto, anche l’emergenza, è l’attesa. La ruspa è appostata poco distante, ma non arriva, perché non vengono? La stanno montando? Manca un pezzo? No è li pronta, ma non arriva. Dopo un lasso di tempo avvertito come infinità la vedetta Sciacallo (nome in codice) segnala: la stanno smontando. Veramente? Si veramente, c’è anche il camion per portarsela via. Corro a vedere, non è che non mi fido, però certe cose le devi vedere con i tuoi occhi e così mentre gli addetti eseguono le operazioni per rimettere il cingolato a riposo l’attesa si sgonfia lentamente, molto lentamente. E’ un trucco? C’è un’altra ruspa da un’altra parte? No. Se ne sono andati. Appena mi concedo di credere che per oggi sia finita, un leggero cerchio alla testa mi incorona. E’ lecito, non mi da nemmeno fastidio e mi sembra il minimo dopo un’altra giornata in trincea.
 P.S.
 Walter Moretti non difende con egoismo il proprio giardino. Difende la parte della sua casa che non gli è stata espropriata e fa l’interesse di tutti lottando per la certezza del Diritto.. una cosa senza la quale, se ci pensate bene, è proprio impossibile campare.
 Davide Cardone [@DadoCardone]
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