Come si può pensare di tagliare 4 miliardi di euro sulla sanità, puntando le forbici contro i piccoli ospedali, i posti letto e i reparti? Se qualcuno aveva pensato di poter tirare un sospiro di sollievo alla notizia dello stralcio dei tagli alla sanità da questa manovra, dovrà purtroppo trattenere nuovamente il fiato visto che il governo ha semplicemente passato le forbici alle Regioni. Come sempre temuto a cadere sul campo di battaglia potrebbero esserci: 14.000 posti letto di lungodegenza, di cui 7.000 riconvertiti da lungodegenza a riabilitazione; i 180 piccoli ospedali che contano meno di 120 posti letto, in particolare quelli non dotati di servizi di emergenza e rianimazione, le case di cura con meno di 60 posti letto, quei reparti nei quali si eseguono un numero di interventi inferiore alla soglia stabilita dalle linee guida internazionali e oltre 3.000 laboratori di analisi, ipotesi già sentite in precedenza ed ora sempre più in bilico.Alla Regione Emilia Romagna il compito più arduo visto che è quella che come posti letto ha il numero più alto di esuberi. Il rischio più grande è che non si tenga conto del fatto che strutture al di sotto di questi standard spesso siano comunque indispensabili. Sarebbe limitativo valutare i numeri in maniera prettamente oggettiva, ma occorre contestualizzarli a quello che è la conformazione del territorio, al fine di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini. Che ne sarebbe di quei cittadini che vivono nelle zone più disagiate come quelle montane e quindi troppo distanti da grandi strutture ospedaliere? Al contenimento della spesa sanitaria si provveda accorpando tutto ciò che è di back office, cercando invece di mantenere e migliorare tutto quello che è a diretto contatto con i cittadini. Quale futuro per la sanità della nostra Provincia.
Cordiali saluti,
Loris Dall'Acqua