lunedì 28 ottobre 2013

Anomalie Catastali..Riminesi

Il direttore di Car-Tech, Fabio Lisi, replica all'assessore Brasini: "Le analisi svolte nell'inchiesta di Rimini 2.0 sono il frutto di uno studio specialistico sui dati diffusi dall'Agenzia delle Entrate (ex Territorio) relativi alle informazioni sulla consistenza del patrimonio immobiliare, tra l'altro, dello stesso Comune di Rimini negli anni 2006 et 2011". L’inchiesta di Rimini 2.0 sulle anomalie catastali ha comprensibilmente sollevato dibattito. Dai dati ufficiali e oggettivi emerge infatti una situazione che presenta molte falle: ad esempio, totale assenza (per il catasto) di residenze signorili a Marina centro, alberghi e opifici con rendite molto basse, e risultano essere di tipo economico il 70% delle unità abitative. E’ chiaro che qualcuno è stato colto leggermente impreparato. Le notizie e le analisi svolte nell’articolo/inchiesta di Rimini 2.0, pubblicato in data 22 ottobre, inerente alla anomalie catastali nel territorio del Comune di Rimini, non sono opinioni personali ma sono il frutto di uno studio specialistico sui dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate (ex Territorio) relativi alle informazioni sulla consistenza del patrimonio immobiliare, tra l’altro, dello stesso Comune di Rimini negli anni 2006 et 2011. Altresì la risposta alla domanda delle cento pistole: “perchè nessuno interviene come si dovrebbe ad assicurare un pò di equità?” non è riferita ad un Comune specifico e non è strana, come sostiene l’Assessore Brasini nella replica verbale all’interrogazione fatta nel consiglio Comunale del 24 ottobre dal consigliere Giudici, ma è semplicemente derivata dalle esperienze personali vissute oltre ad essere confermata dalla relazione finale dell’indagine conoscitiva sull’Anagrafe Tributaria, svolta dalla Commissione Parlamentare e pubblicata ad inizio di questo anno. In tale documento la Commissione Parlamentare registra che vi sono “ancora delle difficoltà anche in relazione alle strutture degli enti locali preposti alla gestione dei tributi locali, e soprattutto sulla loro effettiva capacità di sviluppare e gestire autonomamente, se non altro almeno sotto il profilo dimensionale, autonome banche dati per i tributi propri ovvero per concorrere al recupero dell’evasione di quelli statali.” Prosegue ancora la stessa Commissione ed osserva “come la condivisione con gli enti territoriali delle banche dati che compongono il sistema informativo della fiscalità potrebbe non essere sufficiente di per sé a garantire a Regioni ed enti locali l’effettiva capacità di gestire e governare i tributi di propria competenza” in quanto “si è rilevato che un numero elevato di enti territoriali (in prevalenza i comuni più piccoli, ma anche alcuni enti di maggiore dimensione) non utilizzano le informazioni rese disponibili. Come detto, molti enti non dispongono né delle risorse finanziarie per sviluppare proprie soluzioni informatiche per l’elaborazione dei dati tributari acquisiti, né delle professionalità adeguate per gestire e governare i tributi di propria competenza.”. Non è quindi Fabio Lisi ad affermare “in modo strano” l’esistenza di questo problema ma è piuttosto la Commissione Parlamentare di indagine sull’Anagrafe Tributaria a sostenerlo ed a documentarlo.