venerdì 25 ottobre 2013

Fuori Servizio

La notizia è apparsa sul web ed è subito sparita. Ma è difficile che non faccia rumore. Da uno studio di Mediobanca risulterebbe che quasi il 10% (9,50% per gli amanti dell’esattezza) dei crediti delle banche italiane è “dubbio”. La cosa ci fa venire in mente un articolo del nostro vecchio amico “Cancelliere” del 14 agosto di quest’anno che intitolammo “I trombettieri”. Il bello di quell’articolo, è che gran parte delle riflessioni era dedicata proprio alla situazione di pratica insolvenza degli Istituti di credito italiani. Proprio quello stesso giorno il Governatore Visco affermò che le banche italiane “erano solidissime” (sic !). Oggi, tornando a Mediobanca, lo studio comparso e scomparso sul web, afferma che i “crediti dubbi” rappresentano l’81% del patrimonio netto delle banche italiane (!!!). In pratica saremmo già al suicidio, tuttavia il nostro amico, sentito telefonicamente, fa due osservazioni. La prima che lo studio di Mediobanca, per quanto finalmente faccia un po’ di realtà sulla reale situazione è ancora troppo ottimistico. La ragione è la solita: super valutazione delle garanzie immobiliari che oggi dovrebbero essere svalutate radicalmente, nonché l’enorme mole di debito pubblico italiano detenuto dalle nostre banche. La seconda osservazione che fa, conseguente alla prima, è che le probabili perdite sui crediti praticamente azzerano il patrimonio netto e questo spiegherebbe la protervia degli Istituti nel fornire dati e la guerra informativa tra la BCE e il sistema bancario mostrano che in qualche modo, gli attenti lettori del web (è inutile cercare sulla carta stampata ormai vittima consenziente dell’autocensura) avranno percepito. Morale: purtroppo … ancora una volta il nostro amico “ci aveva preso” per così dire. In più, sul “fronte credito”, nei prossimi tempi ne vedremo sicuramente di tutti i colori. Ha già cominciato Carim, diventata padrona di piste vuote. Infatti è un continuo accadere di eventi nel mondo della finanza. Si va avanti, uno scandalo dopo l’altro. Specialmente negli Stati Uniti. Non è ancora calato il sipario sul teatrino dell’innalzamento del tetto del debito pubblico che già i media americani rilanciano la notizia dello scandalo che ha per protagonista una tra le principali banche di Wall Street, J.P.Morgan Chase. E’ la più grande banca statunitense per patrimonio, e la seconda al mondo nel 2012, dopo l’istituto HSBC, un sesto degli americani è suo cliente. A settembre J.P. Morgan Chase ha patteggiato, con le autorità britanniche ed americane, per aver commesso reati analoghi a quelli dei dirigenti della Lehman Brothers. Come è noto, quest’ultima nascose le perdite dichiarando ricavi inesistenti per ingannare i clienti, i partners e le autorità di vigilanza.  Avendo compiuto tutti quei trucchi contabili, c’è oggi qualche garanzia che non vi siano vicende analoghe, non ancora note? Il 17 ottobre i media hanno riportato la notizia che J.P.Morgan Chase ha introdotto dei limiti sulle transazioni in contanti dei clienti e vietato bonifici internazionali. La scorsa settimana la dirigenza ha inviato una lettera ai propri correntisti notificando che, a partire dal 17 novembre prossimo, la banca limiterà le operazioni in contanti,  inclusi depositi, ritiri e servizi agli ATM a 50.000 dollari al mese. Alcuni giornalisti, non certo italiani, credono che sia solo l’inizio. Tutti pensano alle telefonate intercettate della Merkel, i nostri giornali riempiono pagine con avvistamenti di ripresine, come i russi di Galli od il piano industriale del Fellini popolato dai più felici creditori al mondo. L'impressione mia, questo non dice niente, ma soprattutto del Cancelliere che sia in arrivo un Bing Bang bancario di portata incalcolabile, proviamo i Bancomat, se sono fuori servizio è un brutto segno.