martedì 29 gennaio 2013

La Lista dell'Avvenire

Ci dev’essere un onesto e implacabile senso di onnipotenza, se in tempo di voto il direttore di un giornale intelligente come Avvenire decide di selezionare la specie cattolica, offrendola alla pubblica approvazione dei lettori. Con il titolo «Cattolici in lista, determinati a incidere», infatti, il quotidiano della Cei mette sotto osservazione le liste dei candidati, traendone conseguentemente quella solenne spremitura celeste che, una volta in Parlamento, dovrebbe sostanzialmente fare «sistema». In un concetto un po’ meno industriale, anche se poi la logica è la stessa, garantire che la purezza della parola cristiana non venga stravolta dagli inguaribili pazzi liberali in cerca di diritti. Per cui, scovata qua e là, c’è una spruzzata di Monti, un aroma di Pd, un q.b. di Pdl e il confortante tappeto rosso dell’Udc. Al solito marziano di passaggio su Roma, questa sorta di razzismo al contrario aprirebbe l’inquietante e solenne interrogativo: ma c’è davvero il pericolo di una deriva in questo vostro strano Paese, al punto che un tal Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, sente la necessità di richiamare l’esercito della salvezza, avvisandolo preventivamente del rischio che vengano stravolti gli equilibri così faticosamente conquistati? Bene, a questo simpatico marziano e a tutti quei deputati in «missione» per conto di Dio, sarà utile certificare, una volta e per tutte, che in questo nostro, strano, Paese non c’è nulla ma proprio nulla di ciò che paventano Tarquinio e gli impauriti come lui, che non abbiamo uno straccio di diritto, non un Dico, non un Pacs, sigle preistoriche dimenticate dal tempo, non una cippa di nulla, non un straccio di reciprocità, che se per caso un povero cristo ha la ventura di nascere o, nel tempo, di diventare omosessuale in Italia, ciò che più gli apparirà luminoso e familiare sarà la sua condizione di estrema solitudine sociale, di desertificazione sociale. Ma almeno in Francia sono scesi in piazza perché un pericolo c’era!, santidddio, e quelle proteste così larghe hanno una dignità e anche una assoluta aderenza con la realtà perché a breve, in Parlamento, si discuteranno temi cruciali, come i matrimoni gay e le conseguenti adozioni. Ma voi, cari moderni maccartisti di Avvenire più modestamente e malinconicamente applicati ai liberali, di quale pericolo andate cianciando, quale preventiva purezza della razza vorreste mettere in campo e rispetto a chi, soprattutto? C’è da pensare, allora, che in tutte quelle voci che voi considerate alla stregua di pura propaganda ci sia evidentemente una radice di verità, quando vi si dipinge come una lobby, quando si racconta che state organizzando una pattuglia di cento deputati-missionari che saranno i vostri soldati all’interno del Parlamento, che metteranno i bastoni tra le ruote a qualunque prospettiva sociale non vi aggradi, a ogni tipo di respiro meno affannoso e finalmente più libero e giusto, alla semplice e democratica composizioni di diritti primari per l’uomo. La domanda che ogni tanto ingenuamente porgete la conosciamo già: ma come, adesso i cattolici non possono nemmeno indicare persone perbene a cui affidare il senso più largo e vero della politica, ci volete negare anche questo minimo diritto? Peccato che a non avere diritti siano gli altri, peccato che a non aver conquistato (ancora) nulla sono sempre gli altri, peccato che non aver creato uno straccio di lobby siano ancora er sempre gli altri? E allora, dove sarebbe questo pericolo imminente di una deriva dei costumi? Fare una lista è vergognoso. Lo sarebbe, fuor da ogni acquasantiera, anche se la facesse il Corriere della Sera per i cosiddetti liberal. Lasciateci liberi, almeno di votare. Lasciateci liberi, almeno di decidere. 
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