Otto milioni di euro per risarcire i danni della siccità dell’anno
2012. La siccità non è una fatalità.
Contemporaneamente si buttano in mare oltre 100 mila metri cubi di
acqua al giorno solo dall'impianto di depurazione di Santa Giustina.
Con così negativi risultati si ha inoltre come conseguenza il
prosciugamento dei nostri fiumi prelevandone di sovente l’intero corso
e violando specifici obblighi di legge a tutela del Deflusso Minimo
Vitale ed esaurendo le falde acquifere pompando acqua fossile
potabile. Questo con gravissimo dando ambientale ed economico.
A che titolo si pretende ora il risarcimenti dei danno da siccità
quando questi sono prevalentemente causati da uno sconsiderato
in-utilizzo delle risorse idriche di cui disponiamo abbondantemente?
Questi otto milioni di euro andati persi dai nostri produttori
agricoli (e chissà quanti altri non prodotti perché dissuasi dal
farlo) vengono chiesti alla collettività. Sarebbe stato molto meglio
utilizzarli per infrastrutture che consentano il riutilizzo
dell’acqua. Acqua che è molto abbondante nella nostra provincia. Ma le
scelte che tuttora si portano avanti nel capo del ciclo integrato
delle acque renderà l’acqua sempre più scarsa e costosa. Infatti si
continua a considerare un ciclo delle acque “aperto” con scarico in
mare, con grave danno alle acque di balneazione, invece di
considerarlo “chiuso” con riutilizzo delle medesime per fini
industriali, irrigui e ricarica delle falde.
Le responsabilità di questa situazione devono essere fatte
direttamente risalire al Servizio Tecnico e Autorità di Bacino, al
Consorzio di Bonifica, alle scelte che si stanno prendendo nel campo
della depurazione da parte della politica provinciale e sponsorizzate
da Hera.
Il piccolo caso di poche settimane fa a Poggio Berni è eloquente. Si è
scelto di interrompere il progetto di impianto di fitodepurazione,
progetto già esecutivo e finanziato, che rilascia acque pulite
nell'ambiente rendendolo florido e ricco da sfruttare. Si è optato per
collettare tutto a Santa Giustina. Ciò con il benestare dell'Autorità
di Bacino. Questa è una cosa grave che moltiplicata per tutta la
nostra provincia e per i decenni passati causa oggi danni di ingente
entità.
E necessario che le acque reflue della depurazione vengano considerate
“Risorsa primaria da salvaguardare”. Che vi sia a riguardo diretta
responsabilità dell’Autorità di Bacino e che renda conto del suo
in-utilizzo. Oggi invece e solo cosa di cui sbarazzarsi a discapito di
tutto e di tutti.
Alle categorie degli agricoltori si dovrebbero negare i risarcimenti
in questa situazione di spreco idrico. Dovrebbero invece pretendere
investimenti finalizzati al riuso dell’acqua, di cui tutta la
collettività avrebbe Benefico; gli agricoltori per l’abbondanza di
acqua a costo zero, le attività economica turistiche per un
miglioramento delle acque di balneazione, il nostro ambiente che
potrebbe essere florido con fossi vivi e verdeggianti e fiumi pescosi.
Otto milioni di danni in un solo anno sono molti e diventano molti più
se consideriamo gli investimenti non fatti e che non si faranno in
quanto destinati al risarcimento.
Invece si continua nell'illegalità; si preleva violando la legge
prosciugando i corsi d’acqua, si scarica in mare con danno
all'ambiente.
E’ necessario quanto prima rivedere le scelte del ciclo integrato
delle acque nella nostra provincia che di integrato non ha nulla.
E indispensabile oltre che vantaggioso avere una visione complessiva
del territorio, delle necessità e delle risorse disponibili in modo da
creare quelle opportunità e sinergie che oggi vengono negate e
svilite. Con volontà e investimenti contenuti, usando risorse spesso
già disponibili, sarebbe percorso agevole e a breve termine
praticabile.
ivan innocenti