martedì 17 marzo 2015

Niente piazza per Casa Madiba

Nel Consiglio Comunale di Rimini viene distrutta qualsiasi forma di dialogo e questo anche grazie al certosino lavoro del Presidente Gallo che, interrogato sull’ordine dei lavori, gira la testa dall’altra parte come il mio gatto quando non vuole scendere dalla tavola. Fino a sabato pensavo che la condizione fosse preterintenzionale, cioè uno stato di cose per cui il dolo ottiene effetti oltre l’intenzione. D’altronde se si vogliono costruire case per matrimoni al mare, da 300.000 €, a foggia di cesso pubblico… non si può dare troppo spazio ad un dialogo autentico. Poi però arriva l’ora della piazza e ti accorgi che a qualcuno la si vieta sistematicamente, tra l’altro con organizzatissime operazioni di stampo militare. Spieghiamo però l’antefatto. Rimini è la città in Italia con il più alto numero di sfratti in relazione agli abitanti e, nel 2014, ha addirittura subito un’impennata arrivando a 523 richieste all’Ufficiale Giudiziario nei primi tre mesi, 98 delle quali eseguite con la forza pubblica. Rinunciando, per ora, ad un’analisi economico sociale del caso non si può però fare a meno di constatare che Rimini sia la prima in troppe classifiche non certo lusinghiere. Se ci si attesta nella media si può dare colpa alla crisi, ma se la si supera v’è evidenza di cattiva amministrazione e se si diventa capolista l’inadeguatezza è l’unica cosa certa. Nel tema specifico degli sfratti, le politiche adottate sembrano risentire di approcci univoci indirizzati a singole entità, mentre le forze in campo sono diverse. No, non sto parlando di Arlotti la cui soluzione, espressa come il desiderio alla fatina dei dentini, è un titolo sul giornale: “Serve una proroga al blocco degli sfratti”. Grazie … Esistono e sono fortemente attive sul territorio altre entità, come Casa Madiba Network, che non avranno la compostezza della Papa Giovanna XXIII (ne la possibilità di spesa), ma prestano instancabilmente la loro opera riguardo a temi come l’integrazione e la crisi abitativa. Forse (e dico forse) la loro operatività “alternativa” non è troppo gradita e forse (sottolineo forse) il controllo della settimana scorsa del Nucleo Ambientale, in cerca di occupatori abusivi privi di documenti, è dovuto proprio a questo. Che questo fosse effettivamente il caso non lo possiamo dire con certezza, certo è, invece, che andare in contrasto con chi ti tappa i buchi non è mai un’azione senza conseguenze. Fortunatamente la reazione di Casa Madiba Network è stata la più civile che si potesse mettere in campo, una sfilata per le vie della città, accompagnata da musica e manifestazioni solo vocali di dissenso. Poi si sa … qualche volta la parola “sbirro” scappa, soprattutto quando le locali forze di sicurezza si organizzano meglio che se dovessero ricevere il Feyenoord, impedendoti di attraversare le piazze. Il biscione di sfilanti, molti, colorati, giovani e di ogni etnia, si è dovuto divincolare per un contorto percorso tipo Snake (antenato dei giochi per telefonino N.d.R.), trovandosi, di volta in volta, gli accessi alle piazze impedito da agenti in tenuta antisommossa e cellulari piazzati di traverso nei vicoli. In parole povere gli è stato negato il diritto di manifestare in piazza, in perfetto stile Tienanmen. Ammetto di avere un debole innato per la gente che protesta, mi sembra quasi di tornare a respirare Democrazia (alla Mignottocrazia mi ci devo ancora abituare), ma che l’istanza del corteo fosse giusta o sbagliata togliere loro la piazza è stata una vergogna. Nella storia d’Italia la Piazza è sempre stata il palco identitario per eccellenza e sabato è stato deciso che noi siamo gente che guarda le vetrine, mentre finge che vada tutto bene, a costo di schierare l’esercito. Viva l’indifferenza Riminese.  
P.S. Per “tenere a bada” duecento persone guidate da un risciò e uno stereo c’era tanta forza pubblica che sembrava di essere al G8. Forse quando si chiamano rinforzi d’estate … il Prefetto dovrebbe mostrare le foto di questi magici momenti.
dado cardone
citizen