Il primo giorno dell’anno con la Traviata di Giuseppe Verdi.
Son da ben dieci anni che si svolge l’opera lirica il primo giorno dell’anno a Rimini.
Pubblico delle grandi occasioni e pochissimi i posti liberi. Tante le facce note come l’ex sindaco Ravaioli e signora, i veri fautori del coro lirico Galli a Rimini e del concerto del primo dell’anno. L’attuale sindaco? Non pervenuto, peccato, ma per lui.
Questa edizione ha visto finalmente una romagnola come Gladys Rossi, soprano, calcare il palco nel ruolo principale. Una Violetta immensa, ben al di sopra dei suoi compagni d’avventura, quasi da oscurarli. Ha uno spessore lirico e drammatico insieme e questo ruolo le calza alla perfezione dopo anni di repliche in tutte le parti del mondo nel ruolo di Violetta.
Bellissima nei costumi d’epoca che esaltavano lei e tutto il coro lirico città di Rimini A. Galli capace di mostrare una professionalità nel brano dei matatori e delle zingarelle che stupisce davvero
Avete capito che la regia ha scelto una collocazione filologica dell’opera, ed alcune trovate drammaturgiche non ci sono affatto dispiaciute. Il regista è Antonio Panizza che ha preso il testimone lasciato da Ivan Stefanutti che ci aveva abituati a regie e scene mastodontiche ma che non gli sfigura affianco
Ci è piaciuto lo sdoppiamento di Violetta all’inizio e alla fine dell’Opera quando compare sul palcoscenico una fanciulla triste che ci preannuncia un finale tragico nei movimenti e nei gesti convulsi.
Quando le due Violette sono in scena insieme il dramma diventa molto toccante come una verità riflessa in uno specchio gigante.
Come detto sopra, il coro ha dato prova di grande professionalità e in tutte le sue uscite si è dimostrato sicuro e musicale.
Sotto tono gli altri protagonisti, per diversi motivi.
Il tenore Paolo Lardizzone è giovane e focoso come Alfredo, prende tutti gli acuti, che sono tanti in Traviata, ma sul recitativo, sui piano e sulle note basse è ancora troppo immaturo. La sua “Parigi o cara” è al limite dell’ascoltabile.
Stesso vale per il baritono Andrea Seze, che si capisce abbia maturato anni di esperienza nel ruolo, ma ha perso forza vocale e in troppi punti non ha saputo reggere il tempo dell’orchestra oltre che saltare diverse battute.
Il direttore M° Matteo Salvemini ha dato una prova migliore rispetto alla generale, ma ci troviamo distanti dai suoi accelerato poco costruiti e a dirla tutta con un numero maggiore di archi avrebbe potuto colorare il più tutto e meglio.
Eleonora Rinaldini