domenica 5 marzo 2017

Due scuole di..pensiero

Due scuole di pensiero si affrontano sulla questione anfiteatro, e purtroppo quelli che contano stanno tutti da una parte: quella che non ha alcuna intenzione di spostare il Ceis a meno di ricoprirlo d'oro; allora qualche spiraglio si aprirebbe, 20 mln si dice, per quelle che erano ex casette in legno, questa è la cifra che forse farebbe spostare questa scuola. Premesso che se l'anfiteatro è in quello stato da decenni può aspettare 2, 5, 10 anni, non c'è fretta, specie alla luce di una congiuntura economica sfavorevolissima come quella attuale, ma allora se è vero come è vero che siamo un paese in piena crisi economica come può aspettare l'anfiteatro avrebbero potuto attendere tempi migliori 1) il teatro; 2) l'area Rocca; 3) il Fulgor. Per non dire della passerella dalla inspiegabile utilità che servirà a portare pedoni da un lato all'altro della banchina e tutti i lavori che si intendono fare al Ponte di Tiberio. Come si potevano fare in tempi migliori il sagrato delle chiese, la pavimentazione dell'area che inspiegabilmente come il Borgo è nel cuore del sindaco ossia quella che in passato si chiamava "castellaccia" o "castlaza" in vernacolo, tipicamente luogo di bordelli pre legge Merlin ora ridotta a salotto <>, panchine di design etc. Dunque non regge la tesi "all'anfiteatro penseremo quando ci saranno più quattrini". Poi c'è la tesi fatta propria anche dallo "storico di fiducia del Comune" chiamiamolo così, ossia del Prof. Turchini, che giustamente afferma che dell'anfiteatro purtroppo è rimasto pochissimo, quindi non vale la pena spendere soldi e sloggiare il Ceis. A questa tesi si possono fare 2 obiezioni. La prima è che a Rimini sono stati spesi soldi non per resti di un anfiteatro ma addirittura per le c.d. "asole", ossia per mostrare l'ovvio agli increduli che guardano dentro cercando qualcosa che evidentemente non c'è, o sia che sotto l'attuale pavimentazione ce ne sono altre. Uno sperpero, posti ridotti a orinatoi per sbandati ebbri, ma utilizzate anche dagli ingenui che vi legano la bici pensando che questo fermerà chi 100% gliela ruberà comunque perché questa è Rimini. Quindi se sono stati spesi quattrini per queste stupide insignificanti asole a fortiori, per quanto poco sia rimasto, l'anfiteatro verrebbe prima che mostrare uno scorcio di pavimentazione romana. La seconda è che quantomeno il perimetro dell'anfiteatro, in parte ora occupato dal Ceis può essere riportato alla luce e che alla fine si avrebbe l'idea che ora non si ha di come fosse, ricordiamo che la stessa Domus è molto meno se noi escludiamo il mosaico e tutto l'ambaradan che ci hanno costruito attorno e sopra di quello che sarebbero i resti dell'anfiteatro eppure è stata messa alla luce e c'è la fila a vederla. E anche questa storia del Ceis che scusate eh ma ai miei tempi con rispetto parlando in una città e in una società molto più schietta nel lessico erano le c.d. "differenziali" che adesso sia diventato quello che nella maniera più assoluta non è, ossia una specie di esempio mondiale unico di pedagogia speciale etc., sono tutte enfatizzazioni; è una scuola come tante che hanno metodi non tradizionali ma niente di più, ce ne sono a centinaia in Italia, nessuno statuto di millantata "unicità", tra l'altro la Zoebeli ne ha aperte altre nel mondo, io non credo che a distanza di decenni siano tutte ov'erano originariamente. Penso dunque che la scuola senza fretta si dovrebbe spostare altrove e che si debba recuperare la vestigia come peraltro ovunque si farebbe, quello che ne resta, che è pur sempre di più di un buco con in fondo un pezzo di pavimento transennato e pomposamente chiamato "asola" la cui funzione migliore in fondo in una città ove non esistono bagni pubblici l'ha trovata da sè.
 Corrado Amelio Ricci