mercoledì 29 marzo 2017

Un Caffè Culturale

Penso che l'ultima cosa di cui Rimini abbia bisogno sia un "caffè culturale", anche perché sembra denominazione ottocentesca non esistendone altri praticamente in Italia è difficile capire cosa si faccia in un caffè culturale. Forse signorine sorseggiano una tazza di tè discutendo sull'ultimo romanzo di Proust mentre lo spettro di Toulouse-Lautrec le dipinge. Non sappiamo eppure il famigerato Terminator bar della stazione a ridosso del sottopasso di proprietà del Comune che, pur praticandola poco, ha la fissa per la cultura, finalmente dopo uno o due bandi andati deserti ha trovato un gestore che se lo prende e ci fa questo benedetto caffè culturale. Cosa si faccia dentro un caffè culturale dice "cultura, qui si fa della cultura" per me resta un mistero. Sarà un luogo per poeti emaciati? Per novelli Hemingway o Bukowski che ivi vanno a ubriacarsi e ispirati dal poetico passaggio dei treni e dal palazzone che usurpa il nome di grattacielo scriveranno capolavori per i posteri? Non si sa, essendo unico in Italia non vi sono precedenti. Ebbene per me lì semplicemente poteva starci una pro loco e simili in quanto c'è passaggio di turisti, al limite al limite l'avrei dato a McDonald's e Simili che hanno quattrini e appeal per strappare al degrado quell'area della stazione, oggi latrina pubblica e luogo da attraversare a passo svelto dopo il tramonto. Ma farci questa cosa a meno che "dietro" la denominazione criptica di "caffé culturale" non si celi un disegno imprenditoriale preciso di cui non sappiamo, lo trovo insensato, direi che non c'è nulla di più lontano dalla cultura di una stazione ferroviaria dove gente passa di fretta.
Lucaenea Fintopesce