sabato 27 aprile 2013

Chi Tradisce Comanda

D’Alema è il simbolo di un partito nel quale chi tradisce comanda. I medici Rep al capezzale diagnosticano che il Pidi ha perso l'anima, senza indicare quale delle metastasi genetiche sia la peggiore. Si sorprendono che sia l'unico partito imploso a seguito degli eventi elettorali. Nel calcio alle volte un episodio può cambiare il corso della stagione, l'Inter grazie a Guido Rossi in Telecom ha vinto due scudetti largamente persi sul campo. Difficile affermare che nei democrat non vi sia democrazia, sono morti per eccesso. Il Pidielle sta accucciato al guinzaglio del suo padrone, mentre in casa 5 Stelle le idee innovative sul metodo democratico/informatico devono, diciamo così, essere confrontate con Anonymus. Il pidi implode, dopo una vittoria o sconfitta elettorale che non gli ha dato il governo, se fosse andata diversamente non staremmo a discutere, Bersani sarebbe collocato nell'olimpo dei Prodi e non spedito in panchina a Bettola. I nodi irrisolti di una lunga storia vengono al pettine, con glorie e miserie. Per due volte non si è colto il momento per svolte storiche. Il tempo in cui il vecchio Pci doveva fare, anche formalmente, il balzo verso la democrazia occidentale fu a metà degli anni ’70, ai tempi della famosa onda lunga, sulla quale surfando in tanti ci avvicinammo a quelle sponde. Mancò allora il coraggio di dire chiara la verità a tutti, agli intellettuali organici ed ai lavoratori delle fabbriche. Vinse anche allora l'Apparato, quello che oggi attraverso giornaletti compiacenti delle associazioni di casa sbeffeggiano il nuovo che avanza. Sempre la stessa stessa meschina storia. Inventarono per una copertura culturale il compromesso storico, l'antesignano dello squallore governativo oggi ripetuto. Secondo i Piccari il gran corpo del partito non era pronto per una scelta di campo, rimasero comunisti senza dirselo. Ne sarebbe derivata, dissero allora gli stessi di adesso, dai vecchi Napoli ai giovani D'Alema, la dissoluzione del partito. Da decenni, milioni di voti giacevano nel frigorifero della politica, fino all'arrivo salutare dei democristiani alla Letta che consigliano il disgelo. La voluta cancellazione del Psi, sotto il peso delle ruberie dei suoi esponenti chiave ed il crollo del Muro diedero l'alibi per non decidere. Poi vennero Prodi e l’Ulivo, l’albero antesignano del Pd bruscamente segato da D’Alema per far luogo ad un accordo con Cossiga e compagni. Lo stesso D’Alema salì lo scranno di presidente del Consiglio senza voto popolare, un ricorso vergognoso della storia di quel partito. Il Pd postumo, nato male, pensò bene di dividersi fra ex, comunisti e demo. Prodi venne silurato tre volte. Il volto del traditore non abbisogna di un identikit. La scelta di quel 25% del Pd che lo ha bocciato ancora è chiara, affonda Prodi ed il Pd. Il rischio, forse, era che il MoVimento decidesse di appoggiarlo, facendo così passare di slancio il vero nemico di Berlusconi. Preferiscono il dialogo con il Caimano che con il cattolico adulto Romano, nel 2008 i moderati festeggiarono a champagne la caduta di Mortadella. Il Parlamento è scattato in piedi ad applaudire Napolitano, solo un MoVimento è rimasto immobile, avevano capito dove erano seduti.