lunedì 29 aprile 2013

Il Derby delle Responsabilità

Il derby delle responsabilità “Tu ti devi prendere le tue responsabilità” . E’ una bellissima giornata di sole quella che ha illuminato la Sicilia orientale, anche se il derby della Mole si è giocato sotto una pioggia battente. Prima di pranzo, prima della partita mi concedo la solita passeggiata sul lungomare di lava, sotto la Timpa di Acireale. Un gruppetto di bambini di nemmeno sette anni gioca nella piazzetta e capto questa frase dalle labbra innocenti di uno di loro. Sorridendo gli rispondo che se lo sentisse Letta gli affiderebbe un ministero. Intanto la costa si stende davanti i miei occhi con la bellezza miracolosa del blu del mare e dei rosa, degli azzurri, dei gialli delle facciate delle case che si specchiano sulla riva. Estraggo il telefonino per fare qualche foto. Con il telefonino oggi ci fai di tutto. Per questo decido, tra uno scatto e l’altro, di dare un’occhiatina a fb. Sembra che un pazzo abbia sparato a due carabinieri proprio sotto Palazzo Chigi, mentre era in corso la cerimonia di insediamento del sospirato nuovo governo. Sono le 15:30. Il derby è cominciato. Non sono gentilezze quelle che Meggiorini propone agli avversari. Non sono ossequi quelli che Lichtsteiner dedica di rimando. Ci sta. Quello che non dovrebbe starci è “il solito” striscione con su scritto -39. E la “solita sassaiola” di benvenuto che i tifosi avversari riservano alla Juventus. Io non vivo a Torino. Non ho mai capito fino in fondo il senso del derby. Non mi capacito di come i tifosi del Torino possano accarezzare anche solo nei loro sogni più rosei l’idea di potersi paragonare alla Juve. Dopo 18 anni che non vincono una stracittadina e un buon numero di partite nelle quali non sono riusciti nemmeno a cacciare un solo gol nella rete avversaria. Mio padre mi raccontava da bambina del Grande Torino, insegnandomi l’amore per il calcio e anche il rispetto per l’avversario. Mi ricordo del Torino che - quanti?- una trentina di anni fa contendeva anche lo scudetto alla Signora. Ma dai tempi di Caludio Sala, il “Poeta del gol” e Luciano Castellini sono successe tante cose e certo non è stata la squadra granata quella che fuori Torino ha potuto stregare i cuori di torme di ragazzini. Sicché davvero non lo comprendo tutto questo odio. Se non vincono da tanto non mi sembra colpa della Juve. Questo è un paese che sta diventando difficile. Da troppo tempo non si ha più rispetto dell’avversario. Spesso anche perché a volte, lo ammetto, l’avversario non è nemmeno degno di rispetto. Tuttavia i fatti di cronaca che sono accaduti oggi hanno aperto una questione che solleva interrogativi sui quali ciascuno di noi è chiamato se non a rispondere, almeno a riflettere. Ascoltavo il dibattito che Giletti guidava a l’Arena, prima che il derby avesse inizio. Non amo molto quel tipo di televisione detta “talk show” in cui diventa difficile calmare i presenti e persino spiegare loro che si parla ad uno ad uno. Che l’altra parte va ascoltata, affinché la gente, a casa, possa decidere chi ha ragione in libertà. Di pensiero. Ma non ho il monopolio del telecomando. Nel tentativo di mantenere la calma e l’ordine si cercava di minimizzare la sparatoria che ha messo a repentaglio la vita di due carabinieri. La maggior parte di noi attraversa un momento difficile. Lavoro ce n’è poco. Il futuro non è roseo. Dietro l’angolo soltanto sacrifici. Ma quel bambino stamattina aveva ragione. “Devi prenderti le tue responsabilità”. Non lo so se era un bimbo predestinato a fare il diplomatico. Un piccoletto saccente al quale avevano saputo insegnare pure un poco d’educazione. O se soltanto stava ripetendo una frase ascoltata alla televisione. Che oramai svezza i nostri figli al posto nostro. Però mi pare che ci piaccia sempre meno assumerci le nostre responsabilità e avere rispetto dell’avversario. Anche se l’avversario è morto o ha dimostrato sul campo di essere il migliore. Per due anni consecutivi. La Juventus ha vissuto sulla sua pelle un linciaggio mediatico come questo paese non ha riservato nemmeno ai peggiori capi delle più sanguinarie organizzazioni malavitose. Io risposte non ne ho. Ma credo che anche quella sia stata un forma di violenza. Una sassaiola virtuale. La Juventus ha pagato e sta pagando colpe che non aveva. Mentre buona parte dei media continua ancora quel linciaggio. Cos’altro c’è dietro la malafede della Gazzetta dello Sport che insiste con una traduzione errata dell’intervista nella quale Andrea Agnelli ha dichiarato che Moggi parlava come altri dirigenti facevano con i designatori (bosses), la qual cosa era consentita dal regolamento e non con gli arbitri, come è stato riportato? Quella che la Repubblica ha potuto spacciare per una traduzione fatta male, magari da una persona non consapevole dei fatti di calciopoli, dopo ore e ore passate sul web a correggere l’errore non giustifica più nessuna forma di ignoranza. Perché mille orecchie ascoltano una decina di tifosi bianconeri (e siamo si dice 14.000.000) che insultano Balotelli e nessuno vede gli striscioni che inneggiano ai 39 morti dell’Heysel o ai componenti ormai scomparsi della famiglia Agnelli? Perché l’autobus dei calciatori della Juventus, che tornano utili alla federazione solo quando vestono la maglia azzurra, finisce ogni due turni aggredito con violenza? Ognuno si prenda le sue responsabilità. E questa volta che le autorità non stiano a guardare. Né impotenti, né indolenti. Ma nemmeno incompetenti.
g.fiorito